Finanza Indici e quotazioni Shock domanda, petrolio WTI collassa -20%: ora vale meno di $15. Ecco perchè scende molto più del Brent

Shock domanda, petrolio WTI collassa -20%: ora vale meno di $15. Ecco perchè scende molto più del Brent

20 Aprile 2020 07:55

Il contratto sul petrolio WTI scambiato sul Nymex di New York buca tutti i supporti, capitolando di quasi -20% al di sotto della soglia psicologica di $15 al barile,  fino a $14,47, al minimo dal 2001. Il Brent di Londra, invece, è in ribasso dell’1,6% circa. Perchè questo forte scostamento nella portata dei ribassi (a cui si è assistito, tra l’altro, anche venerdì scorso?). Il motivo risiede nel fatto che il contratto WTI con scadenza a maggio scadrà domani, martedì 21 aprile.

Ne parla anche l’analista di ANZ Daniel Hynes, intervenendo alla trasmissione della Cnbc “Squawk Box”. Facendo notare, in primis, che il contratto WTI con scadenza a giugno è sempre in perdita, ma in misura decisamente inferiore, con un calo del 5,47% a $23,66. Il Brent cede l’1,57% a $27,64.

Detto questo, nessuno cerca di indorare la pillola, visto che le prospettive del mercato del petrolio sono decisamente negative. Hynes, che è strategist senior della divisione di commodities presso ANZ, ha spiegato infatti il tonfo con “il collasso della domanda” di crude, provocato dal lockdown resosi necessario in diversi paesi del mondo a causa della pandemia da coronavirus-COVID-19. La situazione è particolare preoccupante negli Stati Uniti, ha aggiunto. “Senza nessun briciolo di speranza, almeno per il prossimo mese, credo che i prezzi continueranno a rimanere sotto pressione”.

Certo, è vero che l’Opec +, l’alleanza a cui fanno capo sia i paesi produttori dell’Opec al seguito dell’Arabia Sauditi, che quelli non Opec ‘capitanati’ dalla Russia, ha raggiunto un accordo storico volto a tagliare la produzione di 9,7 milioni di barili al giorno: il taglio si è confermato il più aggressivo della storia.

La riduzione dell’offerta prenderà il via il prossimo 1° maggio e proseguirà fino alla fine di giugno. L’intensità dei tagli diminuirà successivamente a -7,7 milioni di barili al giorno a partire da luglio fino alla fine del 2020, e a -5,8 milioni di barili al giorno a partire dal gennaio del 2021, fino all’aprile del 2022. L’Opec + si riunirà comunque il prossimo 10 giugno per capire se ci sia bisogno di un ulteriore intervento.

La scorsa settimana, è stato lo stesso Cremlino ad avvertire che ci vorrà del tempo prima che l’accordo abbia un pieno effetto sui prezzi del petrolio. Un avvertimento è stato lanciato anche dall’Agenzia internazionale del petrolio che ha sottolineato che la crisi innescata dal coronavirus potrebbe azzerare, nel 2020, dieci anni circa della crescita della domanda di crude.

Lo shock che ha colpito la domanda di oil, ha aggiunto l’agenzia, è infatti senza precedenti e, anche “prevedendo che le restrizioni imposte ai viaggi vengano allentate nel secondo semestre dell’anno, stimiamo che la domanda globale di petrolio scenderà, nel 2020, di 9,3 milioni di barili al giorno, rispetto al 2019, azzerando quasi un decennio di crescita”.

Ancora, l’agenzia parigina ha aggiunto che la domanda di aprile è attesa a un livello inferiore di 29 milioni di barili rispetto allo stesso mese del 2019, al minimo dal 1995; la domanda, secondo l’IEA (AIE in italiano) dovrebbe risultate inoltre inferiore di 23,1 milioni di barili rispetto allo scorso anno, nel secondo trimestre del 2020. Certo, ha ammesso l’istituzione, “la storica decisione presa dall’Opec + e dal G-20 dovrebbe aiutare a salvare l’industria petrolifera dall’orlo di una situazione ancora più grave rispetto a quella attuale”. Tuttavia, “l’accumulazione implicita delle scorte pari a 12 milioni di barili al giorno nella prima metà dell’anno minaccia di sovraccaricare il settore – navi, oleodotti e cisterne – nel corso delle prossime settimane”.