Lavoro Referendum 2025 boicottato sui social? Interazioni più basse di sempre

Referendum 2025 boicottato sui social? Interazioni più basse di sempre

Scarsa visibilità dei referendum abrogativi sui social media: analisi delle spese dei partiti e strategie comunicative.

8 Giugno 2025 13:00

C’è un dato che balza agli occhi di chi osserva il panorama della comunicazione politica italiana: il referendum 2025 rischia di scivolare nell’ombra, quasi come se fosse un fantasma nel flusso inarrestabile dei social.

Mentre la macchina mediatica macina senza sosta, e i leader di partito si contendono la scena tra talk show e piazze virtuali, il dibattito sui referendum sembra confinato ai margini, relegato a qualche sparuto post o, peggio ancora, all’indifferenza generale. Un silenzio assordante che la dice lunga su dove si stiano davvero concentrando le priorità dei partiti politici.

I social boicottano il referendum 2025

Basta dare uno sguardo alle cifre per capire la portata di questa scelta: la presenza dei temi referendari sui social media è pressoché invisibile, come se la democrazia diretta fosse diventata un argomento scomodo, da tenere lontano dai riflettori digitali.

Eppure, mai come oggi, la rete avrebbe potuto rappresentare un’occasione preziosa per riportare i cittadini al centro del dibattito. Le piattaforme social, ormai divenute il vero agorà della società contemporanea, sono il luogo dove si costruisce il consenso, si plasmano le opinioni e si misura il polso del Paese. Eppure, proprio qui, il silenzio sui referendum pesa come un macigno.

In questo scenario, il referendum 2025 rischia di diventare vittima illustri di una strategia miope, che privilegia l’impatto immediato a scapito della partecipazione consapevole. Eppure, proprio in un’epoca in cui l’informazione corre veloce e la disinformazione è sempre dietro l’angolo, la scelta di trascurare le consultazioni popolari sui social media solleva interrogativi inquietanti. È davvero questa la direzione in cui vogliamo andare? Ha ancora senso parlare di democrazia diretta se poi, nei fatti, si fa di tutto per renderla invisibile?

Se davvero vogliamo che i partiti politici siano all’altezza delle sfide che ci attendono, non possiamo più permetterci di relegare i referendum 2025 a semplici comparse nello spettacolo della comunicazione digitale. È tempo di ripensare le priorità, di rimettere al centro la partecipazione e di sfruttare ogni canale – dai media tradizionali ai social  – per costruire una democrazia più solida, inclusiva e trasparente. Solo così potremo restituire ai cittadini il ruolo che meritano: quello di protagonisti, e non di spettatori, del futuro del Paese.

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