Lavoro Pensioni La Camera taglia i vitalizi: ecco chi avrà meno soldi

La Camera taglia i vitalizi: ecco chi avrà meno soldi

La Camera conferma il taglio dei vitalizi agli ex deputati: respinti i ricorsi, risparmi per 40 milioni l’anno e ricalcolo con metodo contributivo.

22 Luglio 2025 10:30

Da qualche tempo si respirava aria di cambiamento: la Camera dei Deputati ha scelto di confermare in modo categorico il taglio dei vitalizi, ignorando le proteste e gli appelli presentati da coloro che auspicavano un ritorno ai vecchi assegni.

Il risultato? Un segnale forte che mira a ridurre privilegi considerati da molti anacronistici, con l’obiettivo di rendere il sistema più trasparente e allineato alle esigenze della collettività. Si parla di cifre che scoraggiano ogni dubbio: il ricalcolo ha interessato 1.338 ex deputati, con riduzioni talvolta impressionanti che oscillano tra il 40% e il 60%. Walter Veltroni, ad esempio, è passato da 9.850 euro lordi mensili a 6.817 euro lordi mensili, mentre la pensione di Paolo Cirino Pomicino è scesa a 5.418 euro. Perfino Luciana Castellina ha visto il proprio assegno ridursi a soli 783 euro lordi.

Linea dura e motivazioni politiche

La decisione è stata presa da un organo che non lascia spazio a interpretazioni: il Consiglio di Giurisdizione della Camera, confermando così l’applicazione del metodo contributivo introdotto nel 2018 sotto la presidenza di Roberto Fico.

In sostanza, si intende stabilire un principio di equità tra le pensioni dei parlamentari uscenti e quelle dei cittadini comuni. Questa riforma, definita come una tappa cruciale per la sostenibilità finanziaria del sistema, ha pronunciato un “no” secco a oltre 800 ricorsi ex parlamentari, ribadendo che i privilegi di un tempo non possono più trovare spazio nei bilanci di Montecitorio.

Riduzioni e cifre emblematiche

Le storie individuali raccontano di ex onorevoli che si sono visti ridimensionare la rendita in modo radicale. Al di là dei casi più noti – da Walter Veltroni a Paolo Guzzanti, passando per Ilona Staller e Antonio Bassolino – appare chiaro l’intento istituzionale: frenare gli assegni e garantire un risparmio annuo di oltre 40 milioni di euro.

Proiettando questo traguardo su una legislatura, si arriva a una riduzione di ben 200 milioni. Numeri che il cittadino medio non può ignorare, soprattutto se si considera che, grazie all’applicazione confermata quest’anno, si sono già tagliati più di 15 milioni.

Prospettive e possibili sviluppi futuri

Malgrado l’evidente chiusura, alcuni ex onorevoli sembrano determinati a portare avanti le proprie istanze: dopo i due gradi di giudizio interni, si ipotizza un ricorso presso i tribunali europei. Resta da vedere se tali azioni otterranno un qualche spiraglio di successo o se la direzione intrapresa dalla Camera rimarrà inamovibile.

Di certo, questa scelta si inserisce in un quadro che intende privilegiare i criteri di efficienza e contenimento delle spese, segnando una tendenza destinata a fare scuola nel dibattito riguardante i costi della politica.

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