Finanza Personale Risparmio Boom dell’usato online: vale più dei negozi fisici e spinge l’economia

Boom dell’usato online: vale più dei negozi fisici e spinge l’economia

Il mercato dell'usato in Italia ha raggiunto 27 miliardi nel 2024, spinto dai canali digitali, dal risparmio e dalla sostenibilità ambientale.

Pubblicato 22 Luglio 2025 Aggiornato 22 Luglio 2025 16:06

La rapida ascesa del mercato dell’usato in Italia si è rivelata un autentico volàno per l’economia nazionale, coinvolgendo un vasto pubblico alla ricerca di formule commerciali sempre più dinamiche.

Oggi, il valore complessivo raggiunge la cifra di 27 miliardi di euro, pari a una quota significativa che sfiora l’1,2% del PIL. Circa il 63% degli italiani sceglie di scambiare o acquistare beni di seconda mano, un dato che testimonia un cambio di mentalità profondo, basato su criteri di efficienza, convenienza e riciclo delle risorse.

Un pilastro del commercio nazionale

Il dato più interessante è la costante crescita della compravendita di beni di seconda mano, favorita dal passaparola e, soprattutto, dall’impennata delle nuove opportunità offerte dai canali digitali.

Questi ultimi hanno registrato incassi per 14,4 miliardi, superando per la prima volta in modo significativo i negozi fisici. La rapidità dei contatti, l’estrema flessibilità nelle transazioni e la presenza di piattaforme online specializzate hanno agito come fattori chiave di trasformazione. Parallelamente, l’aumento degli utenti testimonia un clima di fiducia verso un sistema che garantisce trasparenza e facilita la comunicazione tra venditori e acquirenti.

I settori trainanti e i vantaggi

In cima alle preferenze si conferma il settore dei veicoli, con un giro d’affari di 10,8 miliardi, seguito dai prodotti per la casa e la persona (7,3 miliardi) e dal comparto dell’elettronica, che ha raggiunto quota 5,2 miliardi.

La convenienza rimane la motivazione principale, poiché si possono ottenere riduzioni di prezzo di circa il 40%, assicurando un notevole risparmio economico a chi compra.

I venditori, invece, vedono in questo fenomeno un modo per liberare spazio e monetizzare beni inutilizzati, arrivando a guadagnare in media 850 euro all’anno. Questa dinamica, alimentata dallo scambio continuo di risorse, favorisce anche una visione più consapevole del consumo.

Riduzione delle emissioni e prospettive future

La portata ambientale di questo fenomeno è altrettanto significativa. Ogni transazione rappresenta un piccolo passo verso la sostenibilità ambientale, poiché la rivendita di oggetti già utilizzati evita la produzione di nuovi prodotti e riduce l’emissione di CO₂: si stima che, solo nel 2022, siano state risparmiate circa 2,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Guardando al futuro, la tendenza del “seconda mano” sembra destinata a consolidarsi ulteriormente. Il mix tra nuove tecnologie, crescente sensibilità ecologica e attenzione per la qualità rende questo mercato sempre più solido, contribuendo a plasmare un’economia circolare in cui il riutilizzo acquista un ruolo centrale.

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