Proroga tasse, la nuova scadenza è il 21 luglio: cosa si paga
Il decreto fiscale del 12 giugno 2025 proroga i versamenti delle tasse. Ecco le nuove scadenze e chi può beneficiarne.
Fonte immagine: Finanza.com
Il Consiglio dei Ministri ha finalmente sciolto il nodo delle scadenze fiscali, regalando un po’ di respiro a milioni di contribuenti italiani: la tanto attesa proroga è realtà, e il nuovo calendario è stato ridisegnato dal recente decreto fiscale 2025.
Ma attenzione: se per alcuni questa novità rappresenta una vera e propria manna dal cielo, per altri, purtroppo, il percorso resta invariato.
Chi beneficia della proroga: i nuovi termini in dettaglio
Il decreto fiscale 2025 porta una ventata di novità per circa 4,6 milioni di contribuenti: i soggetti che rientrano nel regime forfettario e coloro che applicano gli Indici Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) potranno tirare un sospiro di sollievo.
Per loro, i versamenti relativi a imposte sui redditi, IRAP e IVA potranno essere effettuati senza maggiorazioni fino al 21 luglio 2025. E per chi ha bisogno di qualche settimana in più, è prevista la possibilità di pagare entro il 20 agosto, con una lieve maggiorazione dello 0,40%.
Tuttavia, non tutti potranno approfittare di questa flessibilità: i lavoratori dipendenti, i pensionati e chi non rientra tra i forfettari o non applica gli ISA restano vincolati alle scadenze tradizionali, senza alcuna deroga. Una distinzione che, come spesso accade, fa discutere e lascia spazio a qualche malumore tra chi si sente escluso dal provvedimento.
Obiettivi e riflessioni: più razionalità e flessibilità per i contribuenti
Il Governo giustifica queste modifiche con la volontà di rendere il sistema fiscale più razionale e meno opprimente, soprattutto in quei periodi dell’anno in cui la necessità di liquidità si fa sentire con maggior forza.
In sostanza, si cerca di offrire un po’ di flessibilità a chi ogni anno si trova a rincorrere le scadenze, senza però perdere di vista la necessità di garantire entrate certe e regolari per le casse dello Stato. Una scelta che, come spesso accade, cerca di tenere insieme le esigenze di contribuenti e amministrazione, ma che non mancherà di suscitare dibattito nei prossimi mesi.
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