Le borse di studio vengono tassate? Chiarimenti e novità 2025
Scopri come il decreto Pnrr-scuola cambia la tassazione delle borse di studio post laurea dal 2025. Impatti per ricercatori e università.
Fonte immagine: Finanza.com
Un cambiamento destinato a lasciare il segno nel mondo accademico italiano: dal prossimo anno, le tassazione sulle borse di studio per la ricerca subirà una svolta radicale, mettendo fine a una delle poche certezze di cui potevano godere i giovani ricercatori.
Il decreto Pnrr scuola (DL 45/2025) infatti abolisce il regime di esenzione fiscale sulle borse post laurea, inaugurando una nuova stagione di incertezze e preoccupazioni per chi aveva scelto la strada della ricerca, spesso già caratterizzata da compensi ben lontani dagli standard europei.
Una svolta normativa: addio esenzione, arriva l’Irpef
A partire dal 7 giugno 2025, il panorama fiscale delle borse di studio subirà una trasformazione epocale: l’introduzione dell’Irpef sulle borse ricerca rappresenta una vera e propria inversione di rotta rispetto al passato.
Da questa data, solo i nuovi incarichi post doc e di ricerca previsti dalla legge 240/2010 manterranno il privilegio dell’esenzione fiscale, mentre tutte le altre borse tradizionali verranno assoggettate a tassazione secondo il principio di cassa. In sostanza, i giovani ricercatori si troveranno a dover fare i conti con un netto mensile ridotto, proprio a partire dalla fatidica mensilità di giugno 2025, in un contesto già segnato da compensi poco competitivi rispetto alla media europea.
Dubbi interpretativi e mancanza di chiarezza
L’introduzione di questa misura, senza precise disposizioni transitorie, ha già generato un’ondata di incertezza tra atenei e beneficiari: il principio di non retroattività dovrebbe salvaguardare le borse già assegnate, ma la mancanza di indicazioni puntuali rischia di aprire la strada a interpretazioni divergenti tra le diverse università.
Una situazione che rischia di acuire il senso di precarietà tra i giovani ricercatori, già messi a dura prova da un sistema che, troppo spesso, sembra più attento alle regole che alle persone.
Le prospettive per il futuro della ricerca in Italia
Secondo il Ministero dell’Università, questa riforma dovrebbe incentivare l’adozione di forme contrattuali più tutelanti per i ricercatori. Tuttavia, in assenza di interventi strutturali e di un reale adeguamento dei compensi, il rischio concreto è quello di vedere ulteriormente scoraggiata la scelta della carriera accademica in Italia.
Le università e i centri di ricerca saranno dunque chiamati a ripensare profondamente le proprie strategie di reclutamento e finanziamento, mentre i giovani ricercatori dovranno prepararsi ad affrontare un nuovo scenario fiscale che riduce, ancora una volta, il valore effettivo dei loro compensi. Un vero e proprio banco di prova per la capacità del sistema universitario italiano di valorizzare e trattenere i propri talenti.
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