Industria auto italiana: nuovo anno nero in arrivo
L’industria automobilistica italiana crolla: produzione e occupazione in calo con Stellantis che investe in innovazione e nuovi modelli.
Fonte immagine: ANSA
Viviamo un momento di crisi che sembra scavare in profondità, segnando una lunga fase d’incertezza e di rallentamento. L’auto tricolore, un tempo simbolo di successo, registra uno dei passaggi più delicati della sua storia recente. All’interno della crisi generale, l‘industria dell’auto italiana si ritrova a dover fronteggiare un livello di produzione tra i più bassi dal dopoguerra, con appena 300.000 veicoli nel corso del 2024.
Il primo semestre 2025 non ha portato segnali di ripresa, tanto che Stellantis, nata dalla fusione tra FCA e Peugeot, ha prodotto solo 123.905 automobili, segnando un ulteriore calo rispetto all’anno precedente. Questo scenario rappresenta la naturale conseguenza di strategie globali in costante evoluzione e di un mercato che premia modelli più flessibili e meno legati alle tradizioni.
Industria auto italiana: riduzione dell’occupazione e fragilità degli stabilimenti
La prima vittima di questo declino è l’elemento umano: l’occupazione nel settore dell’industria dell’auto italiana è diminuita a circa 40.000 dipendenti in Italia, un drastico crollo rispetto ai 66.000 di qualche anno fa.
Il clima di inquietudine è palpabile: a Termoli si prevede un nuovo contratto di solidarietà per circa 2.000 lavoratori, mentre a Mirafiori si attende il rinnovo di ammortizzatori sociali. Nel contempo, Melfi si è trovata a fare i conti con la perdita di 2.000 posti dal 2021.
Non va meglio per Modena, dove le Maserati prodotte nei primi sei mesi del 2025 si contano sulle dita di una mano, o poco più: appena 45 vetture. La prospettiva di ripresa sembra ancora lontana, anche se il gruppo insiste nel ricordare il potenziale di un piano di investimenti ambizioso.
Puntare su digitalizzazione e intelligenza artificiale
Per reagire a questo scenario, la casa automobilistica ha annunciato ingenti risorse e iniziative legate a digitalizzazione, intelligenza artificiale ed eccellenza ingegneristica. All’inizio del 2025, oltre cento giovani under 35 sono stati inseriti a Mirafiori per dare nuova linfa a progetti di elettrificazione e servizi futuribili.
Qui nasce la speranza di un vero “cambio di passo”: la visione moderna di un comparto che, se adeguatamente supportato, potrebbe ridefinire il modo di intendere l’auto sfidando la concorrenza internazionale. Eppure, la sfida restante è notevole, poiché richiede sinergie tra pubblico e privato, nonché il coinvolgimento di aziende innovative nel complesso sistema locale e internazionale.
Rischi per il PIL e prospettive
Dietro a questi dati, si staglia il timore di un impatto rilevante sul PIL nazionale: la crescente contrazione della catena produttiva e la dismissione di molti stabilimenti mettono in discussione la tenuta del tessuto economico manifatturiero.
L’eventuale successo di nuove strategie industriali e piani di rilancio dipenderà dalla capacità di adattarsi a un mercato che predilige l’innovazione, insieme a una domanda globale in continuo mutamento.
Se le politiche rimarranno lungimiranti e coerenti, la filiera dell’industria dell’auto italiana potrà ancora riscattarsi, diventando un esempio di trasformazione e resilienza, senza perdere di vista quell’orgoglio nazionale che in passato ne ha segnato i successi.
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