Riforma IRPEF 2025: più soldi nelle tasche dei pensionati
Scopri come la riforma IRPEF 2025 porterà fino a 1.440 euro in più all'anno per i pensionati, grazie a nuove aliquote e vantaggi fiscali.
La riforma IRPEF voluta dal governo Meloni si prepara a cambiare profondamente il panorama fiscale italiano, con un occhio di riguardo ai pensionati e una promessa: meno tasse per tutti e più soldi in tasca, soprattutto per chi si trova a dover affrontare ogni mese le spese della terza età.
Siamo davanti a una delle manovre più discusse degli ultimi anni, un intervento che punta a snellire il sistema delle aliquote IRPEF e a garantire risparmi fiscali che potrebbero fare la differenza nella vita quotidiana di milioni di italiani.
Le novità della riforma IRPEF 2025
Dopo mesi di anticipazioni e dibattiti, il decreto legislativo n. 216/2023 ha segnato il primo passo concreto: si passa da quattro a tre scaglioni, con le nuove aliquote IRPEF fissate al 23% fino a 28.000 euro, al 35% tra 28.000 e 50.000 euro, e al 43% oltre questa soglia. Una semplificazione che non è solo sulla carta, ma che si traduce già in un primo vantaggio tangibile per chi percepisce redditi medio-bassi.
Per esempio, chi si attesta sui 28.000 euro l’anno ha visto scendere l’aliquota dal 25% al 23%, con un beneficio immediato che può arrivare a circa 260 euro annui. Un segnale che il governo vuole dare un po’ di respiro, soprattutto in un periodo in cui il potere d’acquisto rischia di essere eroso da inflazione e rincari.
Più soldi ai pensionati con la riforma fiscale: misure allo studio
Ma la vera partita si gioca nei prossimi mesi. L’estate 2025 è già segnata in rosso sul calendario dei contribuenti: la seconda fase della riforma IRPEF prevede la riduzione dell’aliquota intermedia dal 35% al 33%, una mossa che dovrebbe tradursi in ulteriori risparmi fiscali per chi si trova in quella fascia di reddito. Non si tratta di spiccioli: si parla di circa 440 euro in più all’anno, che per molte famiglie possono significare la possibilità di affrontare una spesa imprevista o concedersi qualche piccolo extra.
Il governo Meloni però non si ferma qui. Sul tavolo c’è anche l’ipotesi di innalzare il tetto del secondo scaglione da 50.000 a 60.000 euro, una modifica che, se approvata, potrebbe portare a un ulteriore vantaggio economico di circa 1.000 euro per i contribuenti interessati. Insomma, una strategia a tappe che mira a ridisegnare il rapporto tra cittadini e fisco, puntando su una maggiore equità e su una distribuzione più efficiente delle risorse.
Chi sono i veri beneficiari di questa manovra? Senza dubbio i pensionati, che da anni chiedono maggiore attenzione alle loro esigenze. Con le nuove misure, si stima che il vantaggio economico possa arrivare fino a 1.440 euro annui, ovvero circa 120 euro al mese di maggiore disponibilità. Una cifra che, per chi vive con una pensione media, può fare la differenza tra la fatica di arrivare a fine mese e la possibilità di affrontare con un po’ più di serenità le spese quotidiane, dai farmaci alle bollette, passando per la spesa alimentare.
I dubbi sulla progressività del sistema fiscale e sulle coperture
Tuttavia, non mancano le voci critiche. Alcuni esperti sottolineano come la riforma IRPEF rischi di favorire soprattutto i redditi più alti, accentuando le disuguaglianze. La scelta di introdurre una franchigia di 260 euro sulle detrazioni per i redditi sopra i 50.000 euro limita infatti i vantaggi derivanti dalle spese detraibili, riducendo l’effetto positivo per chi si trova nella fascia più elevata. La progressività fiscale, uno dei pilastri del nostro sistema, resta così oggetto di acceso dibattito tra economisti e parti sociali, che chiedono al governo Meloni di non perdere di vista l’equilibrio tra equità e sostenibilità delle finanze pubbliche.
C’è poi il tema della copertura finanziaria: dove si troveranno le risorse per sostenere questi risparmi fiscali? Il rischio, secondo alcuni osservatori, è che il peso possa ricadere su altri capitoli di spesa o su future generazioni di contribuenti. Un nodo che il governo dovrà sciogliere nei prossimi mesi, per evitare che la promessa di “meno tasse per tutti” si trasformi in un boomerang.
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