Lavoro Smart working, fa bene ai lavoratori e anche all’ambiente: i dati di Banca d’Italia

Smart working, fa bene ai lavoratori e anche all’ambiente: i dati di Banca d’Italia

La Banca d'Italia implementa lo smart working: meno CO₂, più equilibrio vita-lavoro e sostenibilità. Un esempio virtuoso.

9 Giugno 2025 17:30

Negli ultimi anni, la questione della sostenibilità ambientale e il benessere dei lavoratori sono diventati temi centrali nel dibattito sulle nuove forme di organizzazione aziendale. In questo scenario, la Banca d’Italia si è distinta come pioniere nell’adozione di modelli innovativi, capaci di coniugare esigenze produttive e attenzione all’ambiente, senza trascurare la qualità della vita dei propri dipendenti. Il recente modello di smart working introdotto dall’istituto ne è la prova concreta, un vero e proprio esempio di come la modernità possa andare a braccetto con la responsabilità sociale.

Con lo smart working crollano le emissioni di CO2

Quando si parla di smart working, spesso si rischia di cadere nei soliti cliché: lavorare da casa, meno traffico, qualche ora risparmiata. Ma nel caso della Banca d’Italia, i numeri raccontano una storia molto più profonda e significativa.

Pensate: una riduzione di ben 1.414 tonnellate di CO₂ ogni anno, un dato che da solo basterebbe a far riflettere anche i più scettici sull’impatto positivo di queste scelte. E non è tutto: ogni dipendente risparmia mediamente 75 minuti al giorno, tempo che può essere dedicato a ciò che conta davvero, sia che si tratti di famiglia, passioni o semplicemente di sé stessi.

La vera rivoluzione, però, non si misura solo in termini di tempo o emissioni. Quello che colpisce è l’effetto sul benessere percepito: secondo una recente indagine interna, l’87% dei lavoratori si dichiara più soddisfatto del proprio equilibrio vita lavoro. Un dato che parla da sé e che conferma quanto sia importante trovare un punto di incontro tra esigenze personali e obiettivi aziendali. Non a caso, l’83% dei dipendenti vorrebbe poter lavorare da casa almeno otto giorni al mese, mentre il 65% spingerebbe volentieri fino a dodici. Numeri che testimoniano una voglia di cambiamento ormai radicata e che difficilmente potrà essere ignorata in futuro.

Col lavoro da remoto si riduce il traffico, l’inquinamento e lo stress

Durante la pandemia, quando oltre il 90% del personale si è trovato a lavorare da remoto, i vantaggi sono stati ancora più evidenti. In quel periodo, la struttura ha registrato un risparmio complessivo di 50.000 giornate lavorative, una cifra che mette in luce l’efficacia di una gestione flessibile e attenta alle esigenze di tutti. È stato come scoprire una nuova dimensione del lavoro, dove la distanza fisica non significa isolamento, ma possibilità di reinventarsi e di trovare nuovi equilibri.

Il Direttore Generale Signorini non ha mancato di sottolineare come i benefici del nuovo modello non si limitino al singolo individuo, ma si riflettano su tutta la collettività. Meno pendolarismo significa meno traffico, meno stress, meno inquinamento. In altre parole, una città più vivibile e una comunità più sana. Il lavoro flessibile, insomma, non è solo una questione di comodità, ma rappresenta una leva strategica per migliorare la qualità della vita e contribuire in modo concreto alla sostenibilità ambientale.

L’attenzione all’equilibrio vita-lavoro

Ecco allora che l’esperienza della Banca d’Italia diventa un vero e proprio caso di scuola, un modello replicabile per tutte quelle organizzazioni – pubbliche o private – che vogliono guardare al futuro senza dimenticare la responsabilità verso l’ambiente e le persone. L’approccio adottato non si limita a una semplice concessione di qualche giorno di lavoro da casa, ma rappresenta una visione più ampia, dove la tecnologia, la fiducia e la valorizzazione delle risorse umane si fondono per creare un ambiente di lavoro più sano e produttivo.

Certo, non tutto è rose e fiori: la sfida principale resta quella di trovare il giusto equilibrio tra presenza in ufficio e lavoro a distanza, garantendo al contempo efficienza, collaborazione e senso di appartenenza. Ma se i risultati ottenuti finora sono indicativi, si può dire che la strada intrapresa sia quella giusta. In un mondo in cui il cambiamento è ormai la regola, la capacità di adattarsi e di innovare diventa la vera chiave del successo.

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