Referendum: chi si astiene, chi annulla e chi non vota: ecco cosa cambia
Esplora le modalità di astensione nel referendum 2025, il ruolo del quorum e le implicazioni politiche delle scelte elettorali.
Nelle ultime settimane, il dibattito pubblico italiano si è infiammato attorno a una questione che, a ben vedere, va ben oltre la mera consultazione popolare: la partecipazione o meno al referendum 2025.
La decisione di Giorgia Meloni di recarsi al seggio senza tuttavia ritirare alcuna scheda ha sollevato un polverone mediatico, riaccendendo una riflessione antica quanto la nostra democrazia: cosa significa davvero esercitare il proprio diritto (o dovere) di voto, e quali sono le sfumature tra partecipazione, astensione e protesta silenziosa? Non si tratta solo di un gesto formale, ma di una scelta che si inserisce in una precisa strategia politica, capace di influenzare concretamente il destino delle leggi e delle istituzioni.
Referendum 2025: cosa cambia
Prima di entrare nel vivo delle strategie e delle possibili conseguenze, conviene soffermarsi su alcuni elementi chiave. Il referendum 2025 rappresenta uno degli strumenti più incisivi della nostra democrazia diretta: permette ai cittadini di pronunciarsi sull’abrogazione totale o parziale di una legge già in vigore. Ma, come ben sanno anche i meno avvezzi alla materia, la validità di questo strumento è appesa a un filo sottile: il raggiungimento del quorum. In parole povere, se meno della metà più uno degli aventi diritto si reca alle urne, tutto si azzera: la consultazione non produce alcun effetto e la legge oggetto del quesito resta saldamente al suo posto.
Ecco allora che si apre un ventaglio di possibilità per chi, per le ragioni più diverse, non desidera che il referendum porti a un cambiamento normativo. In primo luogo, c’è chi opta per l’astensione totale, ovvero sceglie deliberatamente di non presentarsi ai seggi. È una forma di “assenza attiva”, potremmo dire, perché ogni elettore che resta a casa contribuisce a rendere più difficile il raggiungimento del fatidico quorum.
Ma la fantasia politica italiana, si sa, non si ferma mai alla prima opzione: si può infatti adottare anche una sorta di astensione “a metà”, come ha scelto di fare Giorgia Meloni. Presentarsi fisicamente al seggio, farsi vedere, ma poi rifiutare tutte le schede: un gesto che, a conti fatti, ha lo stesso effetto matematico dell’astensione totale, ma porta con sé un carico simbolico tutt’altro che trascurabile.
Non finisce qui. Quando il referendum prevede più quesiti, esiste anche la possibilità di un’astensione selettiva: si ritirano solo alcune schede, lasciando le altre. Un modo per esprimere un giudizio articolato, scegliendo di partecipare solo su alcune tematiche e boicottare le altre. E poi, naturalmente, ci sono le schede nulle o bianche. Attenzione, però: queste, a differenza dell’astensione vera e propria, vengono comunque conteggiate ai fini del quorum. In altre parole, chi si reca al seggio e inserisce nell’urna una scheda nulla o bianca contribuisce, suo malgrado, a far salire la percentuale dei votanti, e dunque ad avvicinare il traguardo che rende valida la consultazione.
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