Lavoro Certificato medico in ritardo? Il lavoratore rischia il licenziamento: la nuova sentenza

Certificato medico in ritardo? Il lavoratore rischia il licenziamento: la nuova sentenza

Approfondisci le conseguenze di un'assenza ingiustificata sul lavoro, tra licenziamento e dimissioni di fatto, secondo la Cassazione.

6 Giugno 2025 16:00

Nel mondo del lavoro, si sa, la comunicazione è tutto. Quando però il silenzio prende il sopravvento e le assenze si moltiplicano senza alcuna spiegazione, si rischia di scivolare in un terreno scivoloso dove il rapporto di fiducia tra datore e dipendente si incrina in modo spesso irreparabile. L’assenza ingiustificata dal posto di lavoro, specie se reiterata e non accompagnata da alcun certificato medico, può infatti spalancare le porte a conseguenze ben più gravi di una semplice nota di demerito. La giurisprudenza, e in particolare la Cassazione, non lascia spazio a dubbi: il lavoratore che sceglie la via del silenzio rischia seriamente di vedersi recapitare una lettera di licenziamento senza appello.

Non si tratta di una semplice formalità: l’obbligo di comunicare tempestivamente l’assenza è un vero e proprio pilastro del rapporto di lavoro. In particolare, la Cassazione ha più volte ribadito che il venir meno di questa comunicazione rappresenta una violazione grave degli obblighi contrattuali, tanto da minare alla radice il legame fiduciario che regge la collaborazione tra le parti. Basta una mancata timbratura, un messaggio lasciato senza risposta, una telefonata che non arriva: questi dettagli, apparentemente di poco conto, possono diventare la miccia che fa esplodere il conflitto e porta alla rottura definitiva del rapporto.

Licenziamento per assenza ingiustificata

Chi si trova nella scomoda posizione di dover contestare un provvedimento disciplinare, come può essere il licenziamento per assenza ingiustificata, ha davanti a sé un compito tutt’altro che semplice. Tocca infatti al lavoratore dimostrare, con documentazione alla mano, che la mancata comunicazione non è dipesa da una sua scelta volontaria ma da cause di forza maggiore. Pensiamo a un ricovero d’urgenza, a un malore improvviso, o a un incidente in una zona priva di copertura telefonica: solo in questi casi, e solo se adeguatamente documentati con certificati ufficiali rilasciati da strutture sanitarie, l’assenza può essere considerata giustificata.

Un altro aspetto da non sottovalutare è la tempestività della comunicazione. Nelle piccole e medie imprese, dove ogni risorsa conta e la programmazione è spesso una corsa contro il tempo, anche un solo giorno di assenza non comunicata può creare disagi organizzativi di rilievo. Non a caso, la legge italiana è piuttosto chiara: la mancata comunicazione, anche se limitata a una singola giornata, può configurarsi come un’infrazione disciplinare significativa, tanto da legittimare il datore di lavoro a prendere provvedimenti anche severi.

La sentenza del 22 Maggio prevede inoltre una conseguenza ancora più drastica in caso di prolungata assenza non giustificata: se il dipendente rimane lontano dal posto di lavoro per più  giorni senza fornire alcuna spiegazione, si può arrivare al licenziamento. Questo scenario comporta non solo la perdita del posto, ma anche quella del diritto alla NASpI, l’indennità di disoccupazione prevista dall’ordinamento italiano. In tali circostanze, il datore di lavoro è tenuto a segnalare preventivamente la situazione all’Ispettorato Territoriale del Lavoro, prima di considerare definitivamente concluso il rapporto professionale.

Trasparenza e chiarezza nelle comunicazioni

Queste pronunce della Cassazione rappresentano un vero e proprio monito: nel rapporto di lavoro, la trasparenza e la chiarezza nelle comunicazioni non sono mai troppa. Il rischio, altrimenti, è quello di vedere compromessi non solo i propri diritti, ma anche la stabilità e la continuità operativa dell’azienda stessa. Ecco perché la assenza ingiustificata non è mai un dettaglio trascurabile, ma una questione che può cambiare radicalmente le sorti di un lavoratore.

È fondamentale che ogni lavoratore sia consapevole delle proprie responsabilità e non sottovaluti mai l’importanza di una comunicazione puntuale e corretta. Solo così si può evitare di incorrere in provvedimenti drastici come il licenziamento. Il consiglio, quindi, è uno solo: meglio una telefonata in più che una spiegazione in meno. In fondo, la Cassazione lo insegna: la fiducia si costruisce giorno dopo giorno, ma basta un silenzio di troppo per perderla per sempre.

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