Lavoro Pensioni In pensione a 62 anni: allo studio nuovi requisiti dal 2026

In pensione a 62 anni: allo studio nuovi requisiti dal 2026

Approfondimento sulla riforma pensionistica 2026: età pensionabile a 62 anni con modello contributivo puro. Scopri i dettagli e le prospettive.

26 Maggio 2025 15:30

Si torna a parlare di una riforma pensionistica che potrebbe segnare una svolta significativa per il sistema previdenziale italiano. L’ipotesi sul tavolo del governo Meloni prevede l’introduzione di un nuovo modello di pensionamento anticipato, permettendo ai lavoratori di andare in pensione a 62 anni, ben cinque anni prima rispetto all’attuale età pensionabile fissata a 67 anni.

Tuttavia, questa maggiore flessibilità non sarebbe priva di costi: gli assegni pensionistici verrebbero calcolati secondo il modello contributivo puro, basato esclusivamente sui contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa.

Le misure allo studio per andare in pensione a 62 anni

Questo approccio rappresenta un cambiamento radicale rispetto al passato, in cui lo Stato garantiva integrazioni o minimi pensionistici. Con il contributivo puro, ogni lavoratore riceverebbe un assegno proporzionale a quanto realmente accumulato, senza ulteriori interventi statali. Tale sistema, pur alleggerendo il peso delle pensioni anticipate sul bilancio pubblico, solleva dubbi e preoccupazioni per le categorie più vulnerabili. Infatti, chi ha avuto carriere lavorative discontinue o stipendi bassi rischia di ritrovarsi con pensioni inferiori alla soglia di povertà, un tema che sta già generando un acceso dibattito tra sindacati e associazioni di categoria.

Il Ministero dell’Economia sembra apprezzare questa soluzione, sottolineando come essa possa contribuire a migliorare la sostenibilità del sistema previdenziale e ridurre il peso del debito pubblico. Tuttavia, è altrettanto evidente che l’introduzione di una simile riforma potrebbe aumentare le disuguaglianze sociali, creando un divario ancora più marcato tra chi ha avuto carriere stabili e ben retribuite e chi, al contrario, ha vissuto una vita lavorativa frammentata o con redditi modesti.

Un altro punto cruciale della proposta riguarda la necessità di garantire regole stabili e chiare. Negli ultimi anni, infatti, il continuo susseguirsi di modifiche normative ha generato confusione tra i cittadini, alimentando incertezza e sfiducia verso il sistema previdenziale. Il governo, dunque, è chiamato a trovare un equilibrio delicato tra le aspettative dei lavoratori e la sostenibilità economica del sistema, un’impresa che richiederà una visione strategica e un dialogo costruttivo con tutte le parti interessate.

Le sfide del sistema pensionistico

L’introduzione della pensione anticipata a 62 anni, seppur con i limiti del modello contributivo puro, potrebbe rappresentare una boccata d’ossigeno per molti lavoratori che desiderano lasciare il mondo del lavoro prima del tempo. Tuttavia, le conseguenze sociali ed economiche di questa scelta non possono essere sottovalutate. In un contesto in cui la popolazione italiana continua a invecchiare e il rapporto tra pensionati e lavoratori attivi si fa sempre più sbilanciato, una riforma di tale portata deve essere accompagnata da misure compensative per tutelare le fasce più deboli della popolazione.

La sfida è quindi duplice: da un lato, rendere il sistema previdenziale più flessibile e adattabile alle esigenze dei lavoratori; dall’altro, garantire che nessuno venga lasciato indietro. La riforma pensionistica allo studio non può limitarsi a una mera operazione contabile, ma deve essere inserita in una visione più ampia di giustizia sociale e sostenibilità economica. Solo così si potrà costruire un sistema pensionistico che sia al tempo stesso equo e solido, in grado di rispondere alle sfide del futuro senza sacrificare i diritti dei cittadini.

 

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