Lavoro Lavoro in Italia: bonus da 6.000 euro per restare. Ma basta a trattenere i giovani?

Lavoro in Italia: bonus da 6.000 euro per restare. Ma basta a trattenere i giovani?

Scopri le iniziative italiane per attrarre e trattenere capitale umano: bonus, formazione e qualità della vita al centro della strategia.

3 Giugno 2025 17:00

In Italia, la sfida per trattenere e attrarre capitale umano è diventata una vera e propria corsa contro il tempo. Mentre il Belpaese assiste impotente al progressivo svuotamento dei suoi borghi e delle sue province più produttive, le istituzioni si trovano a dover inventare nuove strategie per invertire la rotta.

Non si tratta solo di numeri o di statistiche, ma di persone, storie e opportunità che rischiano di svanire. La domanda è semplice: come si può convincere un giovane, magari appena laureato, a restare o addirittura a trasferirsi in una realtà che fatica a offrire le stesse prospettive dei grandi centri europei?

Fuga di talenti: perché i giovani lasciano l’Italia (e cosa stiamo facendo per fermarli)

Ecco allora che, tra le pieghe di una crisi demografica che ormai fa notizia, spuntano iniziative come gli incentivi di Varese. Sì, perché la Camera di Commercio di Varese ha deciso di mettere sul piatto un bonus triennale a fondo perduto – fino a seimila euro – per chi accetta un lavoro dipendente in provincia.

Una mossa che sa di scommessa, ma che risponde a un’esigenza concreta: le aziende del territorio, pur vantando una densità imprenditoriale invidiabile, non riescono più a trovare personale qualificato. “Preservare la salute economica delle nostre imprese”, sottolinea il presidente Mauro Vitiello, non è solo uno slogan, ma una necessità che tocca da vicino la sopravvivenza stessa del tessuto produttivo locale.

Ma il problema non si ferma certo ai confini di Varese. È una questione nazionale, quasi una ferita aperta che attraversa l’intero Stivale. Secondo Unioncamere, a maggio 2023 la metà delle posizioni lavorative disponibili non ha trovato candidati idonei. E intanto, ben 21.000 giovani under 35 hanno fatto le valigie, protagonisti della cosiddetta fuga di talenti, per cercare fortuna altrove.

La fotografia è impietosa: con uno stipendio medio che in Italia si ferma a 24.000 euro annui, mentre nei Paesi Bassi si viaggia intorno ai 36.500 euro, il divario salariale diventa una barriera insormontabile per chi sogna una vita migliore. La realtà dei salari bassi in Italia non è più un tabù, ma una delle principali cause del dissanguamento generazionale che colpisce il Paese.

Dal Trentino alla Calabria: i piani disperati per fermare l’esodo dei giovani italiani

E così, mentre i giovani guardano sempre più spesso all’estero, le soluzioni si moltiplicano e si fanno via via più creative. In Trentino, ad esempio, si arriva a offrire fino a 100.000 euro per chi decide di acquistare casa e mettere radici in montagna. Nei borghi calabresi, l’incentivo per trasferirsi tocca quota 26.000 euro, mentre per le aree dell’Appennino si sperimenta una flat tax al 7%, pensata per attrarre nuovi residenti e rilanciare territori a rischio abbandono. Sono segnali di una politica che, pur tra mille difficoltà, cerca di rispondere con pragmatismo a una situazione che rischia di diventare irreversibile.

A Bologna, il gruppo Renner, in collaborazione con i Salesiani, ha avviato un progetto di formazione rivolto ai giovani immigrati, offrendo loro contratti stabili, alloggio e la possibilità di costruirsi un futuro. Un esempio virtuoso di come il capitale umano possa essere valorizzato anche attraverso l’inclusione e la formazione, ingredienti fondamentali per la competitività di qualsiasi sistema economico. Nel frattempo, in Sicilia si lavora per garantire la sostenibilità dei progetti di rilancio territoriale, puntando su innovazione e partecipazione attiva delle comunità locali.

Tuttavia, la strada da percorrere resta lunga e irta di ostacoli. In un mondo dove la mobilità è la regola e non più l’eccezione, l’Italia è chiamata a costruire un sistema integrato che vada oltre il semplice incentivo economico. Servono comunità accoglienti, servizi efficienti e soprattutto una visione di lungo periodo che sappia coniugare qualità della vita e opportunità professionali. Solo così sarà possibile trasformare il circolo vizioso dello spopolamento in un motore di rinascita, capace di restituire speranza e futuro a territori che hanno ancora molto da offrire.

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