Fisco Tasse e imposte Irpef, si valuta il taglio della seconda aliquota: chi guadagna e chi perde

Irpef, si valuta il taglio della seconda aliquota: chi guadagna e chi perde

Il governo valuta la riduzione della seconda aliquota Irpef: effetti su lavoratori, autonomi e pensionati. Simulazioni risparmi e ipotesi sulle coperture.

25 Agosto 2025 15:10

L’ultimo disegno di riforma fiscale ha acceso un acceso dibattito su chi davvero tragga vantaggio dalla riduzione delle aliquote Irpef.

L’intento dichiarato è di offrire maggiore respiro alle fasce con redditi tra i 28.000 e i 50.000 euro, ma non è tutto rose e fiori: da un lato, si punta a dare ossigeno a una grossa porzione di contribuenti, dall’altro, occorre risolvere l’enigma delle coperture finanziarie, tenendo conto della complessa interazione tra detrazioni e benefit già in vigore.

Al netto dei proclami, la riforma rischia di generare qualche effetto paradossale, senza un’adeguata pianificazione delle risorse e una precisa definizione dei parametri di reddito.

Benefici e anomalie nella fascia media

Per i lavoratori dipendenti con redditi intorno ai 40.000 euro si prospetta un risparmio non trascurabile, frutto della riduzione della seconda aliquota, ma ecco che subentra una possibile criticità: la contestuale revisione del taglio cuneo fiscale rischia di generare qualche perdita netta tra coloro che percepiscono redditi di poco inferiori.

Il meccanismo non è così lineare come sembrerebbe a una prima occhiata. Al contempo, i pensionati avvertiranno effetti più contenuti: con redditi più bassi, alcuni potrebbero persino percepire un beneficio minimo, mentre altri—senza il supporto delle riduzioni contributive—non godranno di sconti rilevanti. Si potrebbe dire che a guadagnare in modo più corposo, per assurdo, siano in realtà i redditi relativamente più elevati della fascia appena interessata.

Coperture e proposte alternative

Tra le variabili di questa riforma spicca il ruolo del Concordato preventivo biennale, da cui il governo spera di ricavare fondi utili. Secondo le ultime stime, questo strumento ha raccolto un numero cospicuo di adesioni, ma non basta a risolvere il rebus finanziario.

Diversi osservatori suggeriscono ulteriori mosse per ampliare gli effetti positivi, specialmente per le categorie dei autonomi, tradizionalmente meno inclini a beneficiare delle misure concepite per i redditi da lavoro subordinato.

Nel frattempo, gli esperti chiamano in causa la Fondazione nazionale dei Commercialisti che, con proposte concrete, intravede la possibilità di estendere la fascia di reddito beneficiaria anche oltre i 50.000 euro, a patto di reperire risorse stabili e durature.

Un equilibrio da trovare

In questa girandola di numeri, l’idea del “tutti vincenti” fatica a concretizzarsi: alleggerire il peso fiscale sulle fasce mediane è sacrosanto, ma occorre considerare i contraccolpi sugli scaglioni più bassi. È qui che un sistema di ricalcolo progressivo, privo di lacune, dovrebbe intervenire per evitare di punire chi guadagna poco meno di chi vede, invece, un alleggerimento generale.

La riforma fiscale in corso potrebbe spostare gli equilibri, ma senza una copertura economica solida rischia di trasformarsi in un boomerang. Servono, insomma, risorse certe per dare corpo agli obiettivi di perequazione: come sottolineano diversi analisti, gli italiani aspettano di capire se il nuovo corso sarà un’occasione concreta o l’ennesimo atto mancato.

Se vuoi aggiornamenti su Fisco inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.