Fisco Tasse e imposte Declino della produzione di petrolio e gas: allarme costi in aumento

Declino della produzione di petrolio e gas: allarme costi in aumento

La produzione di petrolio e gas cala rapidamente: il 90% degli investimenti serve a compensare il declino. Rischi di aumento prezzi e impatti sui mercati.

16 Settembre 2025 15:40

La prospettiva di un’inedita stretta energetica aleggia ormai su mercati e consumatori, con riflessi che potrebbero ridefinire l’intero scenario mondiale. In un clima di incertezze e continue pressioni sugli approvvigionamenti, la questione del declino produttivo si pone al centro di ogni analisi, spingendo esperti e governi a rivalutare le strategie finora adottate.

Secondo le ultime rilevazioni, l’esaurimento delle riserve progredisce a ritmo costante, mentre le compagnie faticano sempre di più a recuperare la capacità estrattiva iniziale. Gran parte dei budget viene canalizzata unicamente per stabilizzare la resa, generando nuove preoccupazioni sull’efficacia di piani di sviluppo a lungo termine.

Tensioni crescenti e possibili ripercussioni

Questo scenario si riflette in primis sul mercato del petrolio, dove la diminuzione delle fonti tradizionali, soprattutto in aree mediorientali, si attesta intorno a un declino annuo del 2%. Ancora più marcato è il dato dei giacimenti offshore europei, che possono subire flessioni fino al 15%.

Nel caso di aree estrattive non convenzionali, come quelle legate allo shale gas, si registra un crollo del 35% già nel primo anno di attività. Di fronte a queste cifre, la fragilità del mercato energetico appare evidente: ogni singolo punto percentuale perso implica possibili oscillazioni dei prezzi, con un impatto diretto sia sugli operatori del settore sia sulle famiglie.

Ruoli chiave e sfide future

L’Agenzia Internazionale dell’Energia, nota come IEA, ha lanciato un severo monito sulle conseguenze di un’insufficiente politica di investimenti energetici. Secondo Fatih Birol, ogni anno di piani di sviluppo trascurati equivale a perdere la produzione combinata di importanti Paesi esportatori.

Se nel 2010 il calo annuale era stato stimato in 4 milioni di barili al giorno, entro il 2025 la quota potrebbe salire a 5,5 milioni, con effetti analoghi sul gas naturale, dove si passerebbe da 180 a 270 miliardi di metri cubi persi. Questa tendenza contribuirebbe a intensificare la volatilità, richiedendo interventi immediati per mettere in sicurezza gli approvvigionamenti.

Prospettive di lungo periodo

L’attenzione si concentra sulla necessità di sviluppare giacimenti di nuova generazione, volti a fornire 45 milioni di barili giornalieri e 2.000 miliardi di metri cubi di gas entro il 2050. Il carattere estremamente complesso di tali progetti, unito a tempistiche difficilmente comprimibili, rischia di aggravare ulteriormente la vulnerabilità delle forniture.

Al momento, si intravede la possibilità di affrontare queste sfide tramite un approccio che coniughi tecnologie avanzate ed economie di scala, incentivando partnership strategiche tra governi e aziende private. Tuttavia, la strada per una futura stabilità energetica è ancora incerta, e la partita si giocherà sulla capacità collettiva di conciliare sostenibilità, tempestività e investimenti mirati, per evitare di vanificare gli sforzi compiuti finora.

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