UE, mancano insegnanti: rischio per la qualità scolastica
La carenza di insegnanti in gran parte dell'Europa mette a rischio la qualità dell’istruzione e acuisce le disuguaglianze.
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La carenza d’insegnanti sta scuotendo l’Europa come un vento freddo che corre tra i banchi, lasciando cattedre vuote e scuole in affanno. In prima linea troviamo la Francia, dove ogni anno salta all’occhio l’insufficienza di personale qualificato in materie chiave come spagnolo, francese e matematica.
Dati sindacali svelano che oltre la metà degli istituti pubblici soffre per la mancanza d’insegnanti in organico, con numeri ufficiali che parlano di più di 2.500 posti vacanti. Ma la questione non si ferma qui: il Portogallo registra circa 3.000 classi prive di un insegnante assegnato, in particolare per discipline fondamentali come inglese, portoghese e geografia.
E il Belgio francofono, per non essere da meno, deve fare i conti con una lacuna stimata attorno al 25% del suo fabbisogno di personale, con alcuni istituti che riducono la settimana scolastica a quattro giorni per gestire l’emergenza.
Insegnanti: la questione degli organici e l’abbandono
Numerose organizzazioni segnalano che il reclutamento fatica a decollare a causa dell’insoddisfazione diffusa: lo scarso riconoscimento, gli orari frammentati e le limitate prospettive di avanzamento spingono molti professionisti verso altri ambiti.
L’elemento più preoccupante rimane l’elevato abbandono della professione, fenomeno che si traduce in un maggior carico di lavoro per gli insegnanti rimasti e in un costante senso di precarietà negli istituti. Questo circolo vizioso indebolisce la stabilità del sistema formativo, specialmente in territori già segnati da disuguaglianze socioeconomiche.
Le cause di un sistema in affanno
Nel quadro generale, si inserisce il problema dell’ormai cronico invecchiamento del corpo docente, rilevato anche dall’UNESCO e ulteriormente ribadito dalle statistiche dei Paesi OCSE. Tanti insegnanti prossimi alla pensione, poca disponibilità di nuovi laureati pronti a subentrare.
Inoltre, la penuria si riflette sulle ore effettive di insegnamento, spesso al di sotto della soglia raccomandata di 7.868 ore l’anno in ben 22 sistemi educativi europei. Tale deficit non intacca soltanto l’organizzazione delle lezioni, ma finisce per incidere in modo tangibile sulla qualità dell’istruzione, creando lacune formative per un’intera generazione di studenti e acuendo, di conseguenza, disuguaglianze di lungo periodo.
Possibili soluzioni
La situazione richiede soluzioni profonde, che passino attraverso un rinnovamento delle condizioni lavorative e un investimento reale in risorse. Da un lato, il miglioramento della retribuzione e la ridefinizione della carriera per gli insegnanti potrebbero rendere più attraente l’ingresso in classe; dall’altro, politiche efficaci di formazione continua e supporto psicologico aiuterebbero a ridurre gli abbandoni.
Solo comprendendo la complessità del problema, e agendo con interventi mirati, l’Europa potrà restituire dignità al ruolo dell’insegnante e garantire un futuro solido ai propri studenti, rafforzando l’intero sistema scolastico in questa fase cruciale di cambiamenti sociali e culturali.
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