Contratto d’affitto non registrato: cosa si rischia
Contratto in affitto non registrato? Scopri cosa rischiano locatori e conduttori e come regolarizzare per evitare sanzioni legali e fiscali.
Fonte immagine: pexels
Quando si parla di contratto d’affitto in Italia, è facile sottovalutare le conseguenze di una mancata registrazione, ma la realtà è ben diversa da quanto si possa pensare. Non si tratta solo di una semplice formalità burocratica: la registrazione rappresenta il vero e proprio “passaporto” che dà validità al rapporto tra proprietario e inquilino.
Chi decide di ignorare questo obbligo, si espone a rischi che possono diventare davvero pesanti, sia dal punto di vista legale che fiscale. Vediamo insieme quali sono le insidie più comuni e come sia possibile mettersi al riparo, evitando spiacevoli sorprese.
Contratto d’affitto non registrato: un rischio da non sottovalutare
Nel mondo delle sanzioni per non aver fatto un contratto d’affitto, la severità delle pene può lasciare senza parole anche i più disinvolti. L’omessa registrazione del contratto non passa inosservata: si rischiano sanzioni che partono dal 120% e arrivano fino al 240% dell’imposta di registro dovuta.
E se si pensa di “fare i furbi” dichiarando un canone inferiore rispetto a quello realmente percepito, le conseguenze si aggravano ulteriormente: la sanzione può toccare addirittura il 400% della differenza d’imposta. Ma non è tutto: la mancata dichiarazione dei redditi da locazione comporta un’ulteriore penalità, oscillante tra il 60% e il 120% dell’imposta evasa. Un vero e proprio salasso che può mettere in difficoltà anche il proprietario più attento.
Nullità contratto d’affitto: effetti devastanti per proprietari e inquilini
Spesso si dimentica che la nullità del contratto d’affitto non è una semplice minaccia, ma una realtà giuridica che può avere ripercussioni molto concrete. Un contratto non registrato viene considerato “carta straccia”: il proprietario perde il diritto di agire in giudizio per recuperare i canoni non pagati o per avviare lo sfratto, mentre l’inquilino può addirittura chiedere la restituzione dei canoni già versati entro sei mesi dal rilascio dell’immobile.
Inoltre, la legge prevede una responsabilità solidale per il pagamento dell’imposta di registro non versata, coinvolgendo direttamente anche l’inquilino nelle conseguenze fiscali. In pratica, chi pensa di risparmiare su una tassa rischia di perdere molto di più.
Regolarizzazione contratto d’affitto: come uscire dall’impasse
Per fortuna, la normativa offre una via d’uscita attraverso la regolarizzazione del contratto d’affitto, grazie all’istituto del ravvedimento operoso. Questo meccanismo consente di sanare la propria posizione beneficiando di sanzioni ridotte, che variano in base al tempo trascorso dalla violazione: dal 6% entro 30 giorni, fino al 20% oltre i due anni.
Se invece è l’Agenzia delle Entrate a scoprire l’irregolarità, la sanzione si attesta al 24%. In definitiva, registrare correttamente il contratto d’affitto non è solo un obbligo di legge, ma rappresenta una vera e propria garanzia di sicurezza per entrambe le parti. Meglio prevenire che curare: una semplice formalità può evitare guai molto più seri.
Se vuoi aggiornamenti su Fisco inserisci la tua email nel box qui sotto: