Lavoro Pensioni Pensione con pochi contributi: tutte le strade possibili nel 2025

Pensione con pochi contributi: tutte le strade possibili nel 2025

Anche con una carriera breve si può andare in pensione: scopri tutte le possibilità previste dalla normativa italiana per chi ha pochi anni di contributi versati.

17 Ottobre 2025 14:30

Affrontare il tema del ritiro dal lavoro con scarsa anzianità contributiva può sembrare un’impresa, ma essere informati sulle alternative disponibili è il primo passo per costruire un progetto solido. Ottenere la pensione anche con pochi anni di versamenti non è fantascienza: l’ordinamento italiano prevede diverse deroghe e condizioni speciali che permettono di valorizzare al meglio i contributi maturati.

In questo scenario, l’importante è saper individuare la soluzione più adatta al proprio profilo, tenendo a mente le tempistiche e le eventuali limitazioni imposte dalla normativa. Per chi ha iniziato a contribuire dopo il 31 dicembre 1995, ad esempio, è possibile ritirarsi a 71 anni con appena 5 anni di versamenti, mentre determinate condizioni legate alla salute consentono di accedere a prestazioni assistenziali davvero significative. Del resto, capire come muoversi in un contesto così delicato è cruciale per godere appieno dei benefici e per avere la serenità economica necessaria una volta lasciato definitivamente l’ufficio o la fabbrica.

La flessibilità dei requisiti minimi

Nell’ambito della pensione di vecchiaia ordinaria, una delle possibilità più celebri riguarda i 5 anni di contribuzione necessari per chi ha già superato i 71 anni. Questa soglia ridotta rappresenta, per molti, un’ancora di salvezza per uscire dal lavoro nonostante una carriera frammentata o discontinua.

Contemporaneamente, in situazioni di invalidità grave o totale inabilità, la legge offre forme di tutela ulteriormente semplificate: con una riduzione di almeno due terzi della capacità lavorativa si può infatti accedere all’assegno di invalidità ordinario. Per chi versa in condizioni ancora più critiche, la pensione di inabilità garantisce un sostegno tangibile, a patto di aver accumulato i versamenti minimi stabiliti.

Altre categorie tutelate

Nel panorama italiano, si trovano norme specifiche per i non vedenti, che possono lasciare il lavoro con soli 10 anni di contribuzione, raggiungendo l’età pensionabile a 56 anni se uomini o 51 se donne. Anche i professionisti iscritti a determinati enti previdenziali godono di condizioni vantaggiose, purché l’assegno finale superi specifiche soglie economiche.

Questo quadro eterogeneo consente, in sostanza, a chi ha seguito percorsi lavorativi atipici di non restare penalizzato in maniera eccessiva. Non bisogna poi dimenticare che l’assetto previdenziale italiano si arricchisce periodicamente di novelle legislative, volte ad alleggerire il carico contributivo per chi, magari, si è destreggiato tra vari cambi di mansioni.

La strada aperta dalla legge Fornero

Un’ulteriore chance per chi ha versato meno anni di contributi è la formula pensata per i quindicenni, ovvero la facoltà di lasciare il lavoro a 67 anni con 15 anni di versamenti. Questa modalità prende le mosse dalle deroghe alla legge Fornero, soprattutto per chi ha raggiunto i requisiti entro il 31 dicembre 1992 o rientra in determinate categorie tutelate.

Tenere sotto controllo le scadenze e le normative in continua evoluzione rappresenta quindi un impegno da non sottovalutare. In definitiva, il quadro previdenziale italiano offre diversi spiragli per maturare il giusto distacco dal mondo professionale, anche quando il numero dei versamenti risulta limitato: si tratta solo di scegliere la formula più adatta alle proprie esigenze e di prepararsi adeguatamente a questa nuova fase di vita.

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