Lavorare anche dopo la pensione? Per molti italiani è una scelta obbligata
In Italia oltre 700.000 pensionati continuano a lavorare: motivazioni, settori coinvolti, effetti su pensioni, giovani e investimenti.
Fonte immagine: Finanza.com
Esiste un vero e proprio esercito silenzioso di pensionati lavoratori che continua a dare il proprio contributo all’interno del mercato del lavoro. Parliamo di 712.000 persone tra i 50 e i 74 anni, corrispondenti a circa il 10,8% di tutti coloro che godono di una pensione.
Spesso, questi “senior attivi” vivono prevalentemente nel Nord Italia e, in ben tre casi su quattro, si tratta di uomini decisi a mantenere una vita professionale vivace anche dopo aver maturato i requisiti previdenziali. È un fenomeno che spicca per intensità e coinvolge settori eterogenei, con una netta preferenza per il lavoro autonomo.
Il fenomeno dei senior attivi
Da un lato, le opportunità si concentrano in ambiti come la sanità e l’istruzione, dove servizi ospedalieri, università e centri di ricerca riportano la presenza di circa 78.000 professionisti esperti. Dall’altro lato, l’86,3% di chi ha scelto di non abbandonare la propria scrivania si divide tra attività autonome, liberi professionisti, collaborazioni familiari e perfino imprenditori.
Si tratta di persone che vogliono mantenere una forte esperienza, sia per ragioni di passione legate alla professione che per la capacità di elevare la produttività e condividere conoscenze di alto livello. Non a caso, oltre il 41% di questi occupati ricopre ruoli altamente qualificati, un dato che supera la quota media nazionale.
Motivazioni economiche e normative
Le ragioni alla base di questa scelta sono in larga parte finanziarie: diversi pensionati devono integrare il proprio reddito, complice un’attesa più o meno lunga per il trattamento di fine servizio, generalmente compreso tra i 60.000 e i 70.000 euro.
Le pensioni ordinarie si cumulano con ulteriori compensi, ma per chi ha preferito formule anticipate come quota 100, quota 102 o quota 103 si applicano regole più restrittive. Vale la pena sottolineare che chi percepisce Quota 103 gode di un vantaggio extra, perché il datore di lavoro è esonerato dal versamento dei contributi a carico del lavoratore, aumentando così lo stipendio netto e incentivando la permanenza in attività.
Prospettive e opportunità
L’apporto di chi possiede un bagaglio consolidato non è solo un valore aggiunto per la formazione delle nuove leve, ma incide anche su investimenti futuri, dalla partecipazione nei mercati finanziari alla scelta di destinare parte del capitale al settore immobiliare.
Sul fronte delle opportunità, però, la presenza di figure senior può sembrare un ostacolo all’ingresso dei giovani, generando un dibattito sulle ripercussioni dei lavoratori maturi. Eppure, il trasferimento di competenze e la creazione di network professionali rimangono fattori chiave per sostenere la crescita collettiva, trasformando la voglia di rimanere attivi in una risorsa preziosa sia per le aziende sia per l’intero tessuto economico.
Se vuoi aggiornamenti su Lavoro inserisci la tua email nel box qui sotto: