Il prezzo invisibile della maternità, tra asili insufficienti e stipendi ridotti
Scopri perché una donna su cinque in Italia lascia il lavoro dopo la maternità. Analisi su dati, motherhood penalty e soluzioni per il futuro.
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In Italia, il tema della maternità continua a essere un nodo cruciale nel dibattito sull’uguaglianza di genere, soprattutto quando si parla di lavoro.
Se da un lato la retorica politica sottolinea l’importanza delle donne nella società, dall’altro i numeri dipingono un quadro tutt’altro che rassicurante: il nostro Paese resta indietro rispetto alla media europea, lasciando le donne spesso sole a gestire il peso di una scelta che dovrebbe essere personale, ma che invece si trasforma in un ostacolo collettivo. Il prezzo pagato è salato e, troppo spesso, invisibile agli occhi di chi non vive questa realtà sulla propria pelle.
Occupazione femminile: una rincorsa a ostacoli
Quando si parla di occupazione femminile, il confronto con l’Europa non lascia spazio a interpretazioni: il tasso italiano si ferma al 55%, mentre la media europea vola quasi al 70%. Un divario che si fa sentire soprattutto nella vita quotidiana, dove la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia porta oltre la metà delle donne che si dimettono (ben il 52%) a farlo proprio per questa ragione.
Non è solo una questione di numeri, ma di opportunità negate, di talenti che restano ai margini e di una società che si priva, giorno dopo giorno, di una parte fondamentale della propria energia produttiva.
Asili nido: la cartina di tornasole delle disuguaglianze
Il tema degli asili nido rappresenta, in questo contesto, la vera cartina di tornasole delle disparità. Dove l’offerta di servizi per l’infanzia è più ampia, il divario tra uomini e donne si riduce in modo significativo, quasi a dimostrare che il sostegno concreto può davvero fare la differenza.
Emblematici sono i casi di città come Catania, dove solo l’8% dei bambini trova posto in un nido, a fronte di realtà virtuose come Siena o Bolzano, che superano abbondantemente i 50 posti ogni 100 bambini. Ecco perché la carenza di strutture non è solo un problema organizzativo, ma una questione di equità e di futuro per il Paese.
Motherhood penalty: un costo che pesa tutta la vita
A pesare come un macigno sulle carriere delle donne c’è la famigerata motherhood penalty, quella penalizzazione economica e professionale che segue la nascita del primo figlio. Nei due anni successivi, le madri possono vedere il proprio stipendio ridursi fino al 35%, con effetti ancora più drammatici per le giovani sotto i 30 anni e per chi ha contratti precari.
E non si tratta di una parentesi temporanea: nel lungo periodo, la perdita può arrivare a superare il 50% del salario lordo, segnando un solco profondo tra le aspirazioni personali e la realtà dei fatti. L’Europa chiede all’Italia un cambio di passo, sollecitando investimenti per aumentare i posti negli asili nido e avvicinarsi agli obiettivi di Barcellona, con la consapevolezza che solo così si potrà spezzare la catena delle disuguaglianze e restituire alle donne la libertà di scegliere davvero.
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