Finanza Personale Italia, più spese per armi che per scuola: caso unico in UE

Italia, più spese per armi che per scuola: caso unico in UE

Puntando al 5% del PIL per la difesa entro il 2035 l'Italia spende di più per le armi rispetto che per la scuola: unica in Unione Europea.

6 Luglio 2025 11:00

Negli ultimi anni, il dibattito sulla spesa per le armi in Italia ha assunto toni sempre più accesi, specialmente se confrontato con l’andamento degli investimenti destinati alla scuola. Un confronto che non lascia spazio a interpretazioni: mentre il nostro Paese si appresta a incrementare considerevolmente le risorse dedicate alla difesa, il settore educativo rischia di restare al palo, generando interrogativi profondi sulle scelte di fondo che orientano la nostra spesa pubblica.

Ecco allora che il tema si impone con forza nel dibattito nazionale, tra cifre che fanno riflettere e prospettive che preoccupano non poco famiglie, studenti e operatori del settore.

Armi Vs Scuola: la corsa della difesa e il passo lento dell’istruzione

Guardando ai numeri, la traiettoria è chiara: il PIL Italia vede attualmente circa il 4% destinato alla scuola, una percentuale che ci colloca in coda rispetto alla media europea e ben distante da paesi come Svezia e Danimarca, che investono oltre il 6%. In controtendenza, però, il governo ha programmato un aumento della spesa per le armi che dovrebbe portare, entro il 2035, oltre 100 miliardi annui al comparto militare. Una crescita che, se confermata, farebbe schizzare il peso della difesa dal 1,6% al 5% del PIL, con un incremento di 7 miliardi l’anno. Numeri che non solo superano quelli dell’istruzione, ma che segnano un’inversione di rotta storica nelle priorità di investimento pubblico.

A pesare sulle scelte di bilancio in Italia è, senza dubbio, l’impegno assunto con la NATO, che richiede ai Paesi membri di rafforzare le proprie capacità difensive in un contesto internazionale sempre più instabile.

Tuttavia, la decisione di triplicare la spesa per le armi, fino a superare ampiamente le risorse dedicate alla scuola e alla formazione delle nuove generazioni, apre un fronte di discussione che va ben oltre le logiche di sicurezza: quanto costa, in termini di sviluppo sociale ed economico, rinunciare a investire su scuola e università? E quali rischi comporta per il futuro del Paese questa sproporzione tra i due pilastri fondamentali della crescita?

Le conseguenze di una scelta: tra welfare, sanità e futuro

L’aumento della spesa pubblica destinata alle armi, pur giustificato dagli obblighi internazionali, rischia di lasciare indietro settori chiave come la scuola e la sanità. Se la sicurezza nazionale in Italia è senza dubbio una priorità, è altrettanto vero che la qualità dell’istruzione e il benessere collettivo rappresentano la base per una società solida e competitiva.

Il rischio concreto è quello di un progressivo impoverimento delle risorse dedicate alla crescita e alla coesione sociale, con effetti che potrebbero pesare sulle generazioni future e sul ruolo dell’Italia nello scenario europeo. La domanda, allora, resta aperta: quale equilibrio tra difesa e istruzione può garantire un vero sviluppo per il Paese?

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