Lavoro Caldo da bollino rosso: le regole per lavorare in base alla Regione

Caldo da bollino rosso: le regole per lavorare in base alla Regione

Scopri come le regioni italiane affrontano il caldo record con ordinanze che tutelano i lavoratori. Impatti su settori chiave e obblighi per le aziende.

2 Luglio 2025 15:33

Nel cuore di un’estate che sembra non voler fare sconti a nessuno, la parola d’ordine per milioni di italiani è solo una: tutela della salute. E se il termometro sale, le ordinanze regionali non restano certo a guardare: da Nord a Sud, ben quindici regioni hanno deciso di alzare il tiro contro il caldo estremo, mettendo nero su bianco divieti e limitazioni per chi lavora sotto il sole cocente.

Una scelta che riguarda da vicino chi, ogni giorno, affronta temperature proibitive e rischi crescenti sul posto di lavoro.

Emergenza caldo e lavoro: il giro di vite delle Regioni

Le nuove ordinanze regionali, entrate in vigore in piena estate e destinate a restare operative almeno fino al 31 agosto (con l’Emilia-Romagna che fa da battistrada fino al 15 settembre), impongono uno stop alle attività lavorative all’aperto nelle ore più torride, generalmente tra le 12:30 e le 16:00.

Il provvedimento non fa distinzioni e coinvolge un esercito di circa tre milioni di lavoratori: la parte del leone la fanno edilizia e agricoltura, con 1,7 milioni di addetti nei cantieri e 500.000 nei campi, senza dimenticare il milione di lavoratori della logistica. Una stretta necessaria, che si basa su criteri scientifici ben precisi, con indici climatici monitorati in tempo reale da piattaforme come Worklimate, fiore all’occhiello di INAIL e CNR.

Obblighi per le imprese e sanzioni: il nuovo scenario

Per i datori di lavoro la musica è cambiata: la valutazione del rischio microclimatico diventa un obbligo stringente, come previsto dal D.Lgs 81/08, e non rispettare le nuove regole può costare caro, con sanzioni che arrivano fino a tre mesi di arresto o multe salate.

Un aspetto tutt’altro che trascurabile, soprattutto se si considera che la ricerca pubblicata su Environmental Research parla chiaro: ogni anno, in Italia, si registrano oltre 4.000 infortuni legati alle ondate di calore, un dato che non può lasciare indifferenti.

Accordi istituzionali e lacune normative

Sul fronte istituzionale, il Ministero del Lavoro si è mosso in anticipo, siglando un accordo con organizzazioni imprenditoriali e sindacali per fronteggiare l’emergenza. Le imprese possono ora accedere alla cassa integrazione per coprire le pause forzate causate dalle condizioni estreme, un’ancora di salvezza per molti.

Tuttavia, resta un nodo difficile da sciogliere: l’assenza di una normativa nazionale uniforme, che possa garantire davvero una tutela della salute omogenea per tutti i lavoratori, indipendentemente dalla regione in cui operano. Una sfida che, ancora una volta, il nostro Paese è chiamato ad affrontare senza esitazioni.

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