AliExpress nel mirino: presunte violazioni della legge sui servizi digitali
La Commissione Europea indaga su AliExpress per violazioni del DSA, tra cui trasparenza pubblicitaria e diffusione di prodotti illegali.
Fonte immagine: unsplash
Negli ultimi mesi, la questione della regolamentazione delle grandi piattaforme digitali è tornata prepotentemente al centro del dibattito europeo, e non è un caso che il faro della Commissione si sia acceso proprio su AliExpress.
La piattaforma cinese, ormai un colosso dell’e-commerce nel Vecchio Continente, si trova oggi al centro di un’indagine che rischia di diventare un vero spartiacque nell’applicazione delle nuove regole europee per il digitale.
Le accuse ad AliExpress: tra prodotti illegali e mancanza di trasparenza
Al centro dell’inchiesta spiccano una serie di presunte violazioni del Digital Services Act, la normativa che ha l’ambizione di ridefinire gli equilibri tra utenti, piattaforme e istituzioni. La Commissione Europea ha infatti puntato il dito contro la presenza di prodotti illegali – dai medicinali contraffatti ai materiali pericolosi per i minori – facilmente reperibili sulla piattaforma.
Non solo: il meccanismo di vendita di AliExpress sarebbe stato reso ancora più opaco da venditori non tracciabili e dalla possibilità di manipolare i risultati di ricerca tramite i cosiddetti “link nascosti“,una pratica che mina alla base la fiducia dei consumatori.
Trasparenza pubblicitaria e sistemi di raccomandazione sotto la lente
Non meno gravi le contestazioni relative alla trasparenza pubblicitaria. Secondo Bruxelles, AliExpress non avrebbe garantito agli utenti informazioni chiare sui criteri che regolano i sistemi di raccomandazione, né tanto meno offerto alternative che prescindano dalla profilazione degli utenti stessi.
Un vulnus che va a toccare un nodo cruciale del nuovo assetto normativo europeo, che vuole mettere il cittadino al centro, restituendogli il controllo sui propri dati e sulle proprie scelte di consumo. L’assenza di meccanismi efficaci per la verifica dell’identità dei venditori e il rifiuto di condividere dati con il mondo accademico – come richiesto dall’articolo 40 del DSA – non hanno fatto altro che peggiorare il quadro.
Impegni vincolanti e futuro della regolamentazione digitale
Di fronte a queste accuse, Commissione Europea e AliExpress hanno avviato un dialogo serrato. La piattaforma ha messo sul tavolo una serie di impegni legalmente vincolanti: maggiore trasparenza nelle pratiche pubblicitarie, sistemi di raccomandazione più chiari e una tracciabilità rafforzata dei venditori.
Bruxelles ha accolto con favore queste aperture, ma ha voluto mettere i puntini sulle “i”: in caso di mancato rispetto degli impegni, le sanzioni potranno arrivare fino al 6% del fatturato globale annuo. Un messaggio chiaro, che conferma la volontà dell’Unione di non fare sconti a nessuno quando si tratta di tutelare consumatori e imprese europee, in un mercato digitale sempre più complesso e interconnesso.
Se vuoi aggiornamenti su Finanza Personale inserisci la tua email nel box qui sotto: