Colf e badanti, la metà lavora in nero: bonus e incentivi per l’assunzione
Soluzioni contro il lavoro nero domestico: credito d'imposta, bonus assunzione, formazione e incentivi per un welfare più equo.
Il settore domestico italiano è caratterizzato da un dato allarmante: quasi il 50% dei lavoratori opera in lavoro nero, senza un contratto regolare. Questo significa che oltre 1,6 milioni di persone contribuiscono a un’economia sommersa che mina il sistema economico e sociale del Paese. In confronto, i lavoratori regolari nel settore sono circa 800.000. Una realtà che evidenzia la necessità di interventi strutturali e mirati.
Le cause di questa situazione sono molteplici e affondano le radici in problematiche di natura sistemica. Tra queste, spiccano la carenza di servizi pubblici per bambini e anziani, che costringe molte famiglie a rivolgersi al mercato informale, e lo scarso potere d’acquisto delle famiglie, aggravato dall’inflazione. Inoltre, molti lavoratori stranieri, spesso in condizioni di vulnerabilità, accettano di lavorare in maniera irregolare, alimentando ulteriormente il fenomeno.
Le conseguenze del lavoro sommerso nel settore domestico sono gravi e ricadono sia sui lavoratori, privati di tutele essenziali come ferie, malattia e pensione, sia sulle famiglie. Queste ultime rischiano sanzioni amministrative, richieste di contributi arretrati e responsabilità legali in caso di infortuni sul lavoro. Un quadro che rende evidente l’urgenza di soluzioni innovative per contrastare il fenomeno.
I bonus per assumere colf e badanti
Una delle proposte più interessanti è l’introduzione di un credito d’imposta individuale e trasferibile all’interno del nucleo familiare. Questo strumento potrebbe incentivare la regolarizzazione dei lavoratori domestici, aiutando le famiglie a coprire parte dei costi legati all’assistenza. Parallelamente, si suggerisce un sistema di contributi pubblici proporzionali all’ISEE, sul modello dell’Assegno Unico Universale, per sostenere le famiglie che scelgono di assumere personale domestico certificato.
Per promuovere l’occupazione femminile, viene proposto un bonus specifico che potrebbe coprire fino all’84% del costo di babysitter o badanti per le famiglie con ISEE basso e impieghi a tempo pieno. Questo intervento mira a ridurre il carico di cura sulle donne, spesso costrette a rinunciare al lavoro per occuparsi della famiglia.
Un altro pilastro fondamentale per la regolarizzazione è la formazione dei lavoratori. Attualmente, solo una minima parte dei lavoratori domestici possiede certificazioni formali. La creazione di un registro nazionale di personale qualificato e la standardizzazione dei percorsi formativi regionali potrebbero migliorare significativamente la qualità del servizio offerto, garantendo maggiore professionalità e sicurezza.
Infine, è cruciale investire nel welfare familiare, potenziando i servizi pubblici e introducendo incentivi fiscali e contributi mirati. Solo attraverso un approccio sistemico e condiviso sarà possibile coniugare legalità e sostegno alle famiglie, promuovendo un mercato del lavoro domestico più equo e trasparente.
La sfida della regolarizzazione del settore domestico non riguarda solo il rispetto delle leggi, ma anche la costruzione di un sistema più giusto e sostenibile. Con interventi mirati e un impegno collettivo, è possibile trasformare il lavoro domestico in un settore dignitoso e regolare, capace di garantire tutele sia ai lavoratori che alle famiglie.
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