Lavoro Pensioni Quanto si guadagna rimandando di un anno la pensione?

Quanto si guadagna rimandando di un anno la pensione?

Scopri come posticipare la pensione di un anno può aumentare l’assegno mensile e offrire incentivi fino a 6.900 euro l’anno grazie alle nuove regole.

25 Luglio 2025 09:00

La decisione di pensionamento non va presa a cuor leggero: rimandare l’uscita dal mondo del lavoro, anche solo di un anno, può comportare benefici economici tangibili e prospettive di crescita sul lungo periodo. In molti si concentrano sull’importo dell’assegno mensile, ma è cruciale considerare il potenziale incremento derivante da ulteriori versamenti e da un’età anagrafica più alta.

Per chi matura i requisiti minimi, infatti, questi fattori aggiuntivi rappresentano un vero e proprio trampolino verso una rendita più significativa. Guardando i numeri concreti, la differenza si fa sentire sia nella busta paga sia nel calcolo finale della pensione, un aspetto da non sottovalutare quando si cercano certezze future.

La forza dei contributi e i coefficienti di calcolo

Protrarre la carriera lavorativa consente di versare ulteriori contributi e, di conseguenza, di aumentare il capitale accumulato. Questo incremento si somma al vantaggio generato dai coefficienti di trasformazione, che si innalzano con l’avanzare dell’età. È un meccanismo dall’effetto moltiplicatore: un lavoratore che rimanda di 12 mesi il ritiro, potrebbe vedere il proprio montante crescere in maniera considerevole e beneficiare di un coefficiente di trasformazione più generoso.

In termini pratici, questo può significare passare da un assegno di 1.760 euro mensili a una cifra superiore, spesso con un beneficio di diverse centinaia di euro all’anno. Tale strategia, inoltre, allontana i limiti e le restrizioni imposte a chi sceglie di uscire dal lavoro in anticipo, come il tetto massimo di quattro volte il trattamento minimo o le restrizioni sul proseguimento di alcune attività lavorative.

Vincoli e opportunità nell’uscita flessibile

Scegliere la via dell’anticipo significa confrontarsi con condizioni specifiche, in cui l’assegno pensionistico non potrà superare determinate soglie e dove vi sono restrizioni che ostacolano la possibilità di cumulare redditi da lavoro. Questi vincoli, in molti casi, decadono progressivamente al compimento dei 67 anni di età.

Tuttavia, esistono casi in cui determinati lavoratori con contributi anteriori al 1996 subiscono una decurtazione che può arrivare fino al 30%. È evidente come una riflessione ponderata su tempistiche e obiettivi finanziari si riveli essenziale per individuare la direzione più vantaggiosa, tenendo conto anche delle esigenze personali e familiari.

L’effetto del Bonus Giorgetti e i risvolti futuri

Oltre all’incremento fisiologico dell’assegno pensionistico, la Legge di Bilancio 2024 ha introdotto un’innovazione rilevante: il Bonus Giorgetti. Tale agevolazione premia chi rinuncia all’anticipo mettendo in busta paga il valore (circa il 9,19%) dei contributi normalmente destinati all’INPS, con un potenziale vantaggio che può arrivare a diverse migliaia di euro l’anno.

In pratica, chi guadagna 40.000 euro potrebbe intascare fino a 6.900 euro aggiuntivi. Considerare questi aspetti, insieme alle proiezioni di crescita negli assegni futuri, può rappresentare un elemento di svolta nel percorso verso la pensione, garantendo un equilibrio migliore tra stabilità economica e flessibilità nelle scelte di vita.

 

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