Lavoro Pensioni Boom di pensioni anticipate: ma quanto costa uscire prima dal lavoro?

Boom di pensioni anticipate: ma quanto costa uscire prima dal lavoro?

Il record di pensioni anticipate spinge il Governo a rivedere le regole: ecco come cambiano i requisiti, cosa rischi e quali sono le novità nella manovra.

9 Ottobre 2025 09:30

Sono sempre di più i lavoratori che scelgono di lasciare il proprio impiego in anticipo, segnando un record nel ricorso alle pensioni anticipate. Oltre 215.000 italiani hanno optato per l’uscita dal mondo del lavoro prima dei 67 anni, e ben 195.000 di questi erano sotto la soglia dei 65. Solo il 17% ha invece atteso il compimento dei 64 anni, come previsto dalla riforma varata nel 2019.

Il fenomeno, legato a diverse ragioni personali e professionali, appare in continua espansione e sembra destinato a suscitare ulteriori dibattiti, soprattutto perché potrebbe impattare sui conti pubblici e sulla sostenibilità economica a lungo termine.

Prospettive future e interventi allo studio

Dal 2027, per almeno 170.000 lavoratori, è prevista una possibile estensione di tre mesi dei requisiti di contribuzione, il che significa dover raggiungere 43 anni e un mese di contributi (42 anni e un mese per le donne). Al momento, l’esecutivo discute possibili meccanismi di flessibilità per chi compirà 64 anni in tale periodo.

A Palazzo Chigi si valutano misure che possano alleviare l’impatto sia a livello individuale sia sui conti pubblici, prestando particolare attenzione alle implicazioni di un eventuale blocco dell’adeguamento all’aspettativa di vita.

Il sottosegretario Claudio Durigon ha dichiarato l’intenzione di bloccare l’incremento “per tutti”, ma il ministro Giancarlo Giorgetti sottolinea che un blocco permanente potrebbe far lievitare il debito pubblico fino a 15 punti di PIL entro il 2045, scenario considerato ai limiti della sostenibilità finanziaria.

Focus sulla manovra e sul sostegno alle famiglie

Nell’ambito della manovra 2026, il governo punta a ridurre il cuneo fiscale e rilanciare i consumi. Si profila una rimodulazione dell’Irpef dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, con una possibile estensione fino a 60.000 euro.

Le risorse così liberate potranno essere destinate a incrementare il potere d’acquisto delle famiglie e ad agevolare la pianificazione del TFR. Parallelamente, si considerano forme di sostegno per le imprese, affinché possano assorbire più agevolmente i costi delle riorganizzazioni interne e dei piani pensionistici aggiuntivi a carico dei lavoratori.

Semplificazioni e rottamazione delle cartelle

Uno degli interventi più attesi riguarda la rottamazione cartelle, al fine di offrire una via d’uscita ai contribuenti con debiti pregressi. Il piano prevede un massimo di 96 rate, distribuibili su 8 anni, e un versamento minimo pensato per saldare tempestivamente i micro-debiti. Questa misura strutturale, insieme alle altre previste in legge di bilancio, punta a offrire maggiore flessibilità nell’adempimento fiscale, alleggerire il contenzioso e migliorare l’efficienza amministrativa.

L’obiettivo finale è garantire un equilibrio tra esigenze di gettito e stabilità finanziaria, in modo da tenere sotto controllo la spesa, quale che sia l’andamento delle riforme in materia pensionistica e di adesione volontaria a formule d’uscita anticipata dal lavoro.

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