Pensioni 2026, tra tagli e modifiche, cosa resta ai lavoratori
Nel 2026 addio a Quota 103 e Opzione Donna. Restano Ape Sociale, pensioni per lavori usuranti e deroghe Amato. Scopri i nuovi requisiti.
Il sistema previdenziale italiano si prepara a una trasformazione significativa a partire dal 2026. Con la scomparsa di Quota 103 e Opzione Donna, il panorama delle pensioni anticipate si restringe notevolmente, tracciando una nuova strada per chi aspira a lasciare il lavoro prima del tempo. I numeri sono chiari: tre categorie specifiche di lavoratori, un’età minima di 63 anni e 5 mesi, una storia contributiva che varia tra i 30 e i 36 anni, e un’indennità massima di 1.500 euro mensili. Sono questi i parametri che definiscono il nuovo orizzonte della flessibilità previdenziale nel nostro paese, uno scenario che richiede attenzione e consapevolezza da parte di chi deve pianificare il proprio futuro pensionistico.
L’Ape Sociale: l’ultima ancora di flessibilità nel 2026
Rimane ancora disponibile l’Ape Sociale, sebbene rappresenti più un’indennità sostitutiva che una vera e propria pensione. Si tratta di un supporto economico erogato fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia, destinato a categorie ben determinate. Possono accedervi i disoccupati da almeno tre mesi, gli invalidi con percentuale pari o superiore al 74%, i caregiver che assistono persone con grave disabilità, e i lavoratori in mansioni gravose o usuranti. Per i primi tre gruppi sono richiesti almeno 30 anni di contributi versati, mentre per coloro che svolgono lavori particolarmente faticosi è necessario un versamento di 36 anni di contributi.
Piccoli margini di manovra per i lavori usuranti
Una lieve concessione riguarda proprio chi svolge mansioni gravose: nel solo 2026 sarà possibile accedere alla pensione di vecchiaia con cinque mesi di anticipo, raggiungendo l’età di 66 anni e 7 mesi, purché si siano maturati almeno 30 anni di contributi. Tuttavia, questa possibilità rimane circoscritta al 2026; successivamente l’asticella si rialzerà a 67 anni, riportando tutto alla rigidità precedente.
Le deroghe del passato ancora valide nel 2026
Non è completamente sbarrata la strada per chi vanta una lunga storia contributiva. Le deroghe Amato 1992 permettono ancora nel 2026 l’accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni con soli 15 anni di contributi, a condizione di aver versato almeno un contributo prima del 31 dicembre 1995. Nel complesso, il trend è evidente: i criteri per i pensionamenti anticipati si irrigidiscono progressivamente, costringendo i lavoratori a una pianificazione previdenziale più meticolosa e consapevole del proprio percorso contributivo.
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