Lavoro Pensioni Opzione Donna bocciata: cosa cambia per le pensioni anticipate delle donne

Opzione Donna bocciata: cosa cambia per le pensioni anticipate delle donne

Opzione Donna respinta nella Manovra 2026 per coperture economiche. Senatrice Mancini riprova. Scopri i requisiti attuali di pensionamento anticipato.

27 Novembre 2025 08:30

Sono centinaia di migliaia le donne italiane che si ritrovano oggi a fare i conti con una decisione che inciderà profondamente sui loro progetti di vita. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio a interpretazioni: solo 1.154 pensioni liquidate nel 2024 a fronte di 14.000 domande presentate, e soprattutto zero proroghe concesse. Questo è il quadro impietoso che emerge dalla stretta del governo sul pensionamento anticipato, culminata con il blocco dell’Opzione Donna nella Manovra 2026. La motivazione ufficiale rimanda sempre alla stessa scusa: la mancanza di coperture economiche. L’annuncio è giunto il 26 novembre 2025, durante la riunione dei vertici di maggioranza a Palazzo Chigi, chiudendo così uno dei principali varchi attraverso cui le lavoratrici italiane potevano anticipare l’uscita dal mercato del lavoro.

I paletti che restringono le maglie

Rimanendo al pettine della normativa vigente, i requisiti pensione per accedere a questa misura prevedevano un’anzianità contributiva di almeno 35 anni entro il 31 dicembre 2024. L’età anagrafica, invece, si articolava a seconda della composizione familiare: 61 anni per le donne senza figli, 60 anni per le madri di un figlio, 59 anni per le madri di due o più figli. La senatrice Paola Mancini di Fratelli d’Italia aveva tentato di estendere il termine per maturare i requisiti fino al 31 dicembre 2025, ma l’emendamento è stato respinto dalla Commissione Bilancio del Senato, mettendo la parola fine a quella che era la speranza di molte lavoratrici.

Nonostante il giro di vite generalizzato, non tutto è perduto per tutte. Rimangono infatti ancora idonee al pensionamento anticipato le donne caregiver, le lavoratrici con invalidità civile pari o superiore al 74% e quelle licenziate da aziende in crisi. Sono scappatoie ristrette, certo, ma pur sempre in piedi. La senatrice Mancini ha già dichiarato l’intenzione di riformulare le coperture economiche per ripresentare la misura, segnale che non tutto è definitivamente chiuso.

Il terremoto nei piani pensionistici

Per molte lavoratrici questo blocco rappresenta un cambio radicale dei piani pensionistici, con conseguenze economiche e sociali che si protrarranno negli anni a venire. Chi aveva costruito strategie di uscita dal lavoro contando su Opzione Donna si ritrova ora a dover ricalibrare tutto, magari orientandosi verso altre soluzioni come Quota 103 o affrontando la prospettiva di lavorare ancora qualche anno. È il prezzo amaro di una scelta politica che privilegia i conti in ordine sulle esigenze reali di chi ha passato una vita a contribuire.

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