Lavoratori sempre più disillusi: solo il 10% si sente bene in azienda
Purtroppo in Italia i lavoratori sono sempre più disillusi e soli il 10% ritiene che l'ambiente in azienda sia favorevole e piacevole.
Il mondo del lavoro italiano sta vivendo una trasformazione senza precedenti, segnata da un fenomeno noto come il “grande distacco”. Questa crisi, che va oltre il semplice aumento delle dimissioni volontarie, rappresenta una profonda crisi lavorativa che vede sempre più lavoratori disillusi e mina il legame tra dipendenti e aziende. Secondo i dati più recenti dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, molti lavoratori si trovano in una fase di disillusione profonda, un sentimento che ha radici nella combinazione di fattori economici, geopolitici e tecnologici.
Nonostante una riduzione del 2,9% delle dimissioni volontarie rispetto all’anno precedente, questo dato non riflette un miglioramento del benessere lavorativo. Al contrario, evidenzia un immobilismo dettato dalla paura del cambiamento, alimentato da un contesto economico caratterizzato da inflazione e stagnazione salariale. In questo clima, solo il 10% dei lavoratori si dichiara pienamente soddisfatto dal punto di vista mentale, fisico e relazionale.
Lavoratori disillusi: aumentano i quiet quitter
Particolarmente preoccupante è l’aumento dei cosiddetti “quiet quitter”, ovvero quei dipendenti che, pur rimanendo nelle aziende, limitano deliberatamente il loro impegno. Questa categoria rappresenta ormai il 14% della forza lavoro, in netto aumento rispetto agli anni precedenti. Parallelamente, è diminuito drasticamente il numero di lavoratori pentiti di aver cambiato impiego, passato dal 56% nel 2023 a solo il 20% nel 2025.
Ma cosa cercano oggi i lavoratori disillusi? La sicurezza contrattuale è diventata la priorità assoluta per il 75% dei dipendenti italiani, seguita dal desiderio di un ambiente stimolante (73%). La retribuzione (69%) e le prospettive di carriera (51%) occupano posizioni secondarie nella scala delle priorità. Questo cambiamento riflette un nuovo approccio al lavoro, dove la mobilità professionale è considerata solo se accompagnata da garanzie concrete.
E le aziende cosa fanno?
Le aziende italiane si trovano ora ad affrontare una duplice sfida: trattenere i talenti e, al contempo, riaccendere il loro coinvolgimento emotivo. Gli HR manager sono chiamati a ridefinire l’esperienza lavorativa, puntando su una cultura organizzativa solida e valori condivisi. In questo contesto, l’integrazione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie rappresenta un’opportunità significativa. Tuttavia, è fondamentale che queste innovazioni siano implementate come supporto, e non come sostituzione, per migliorare il benessere lavorativo.
Un altro elemento cruciale è lo sviluppo di una leadership empatica, capace di riconoscere tempestivamente i segnali di disaffezione e intervenire in modo mirato. Le aziende che riusciranno a mettere al centro il benessere emotivo dei dipendenti, anziché concentrarsi esclusivamente sulla produttività, potranno ottenere un vantaggio competitivo significativo nei prossimi anni.
In conclusione, il panorama lavorativo italiano è in piena evoluzione e vede sempre più lavoratori disillusi. Per superare questa fase di crisi, sarà necessario un impegno congiunto da parte di aziende e lavoratori, con l’obiettivo di creare un ambiente che non solo trattenga i talenti, ma che li valorizzi pienamente. Solo così sarà possibile trasformare il “grande distacco” in una nuova era di connessione e crescita condivisa.
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