Come riscattare i contributi mancanti con la rendita
La Cassazione chiarisce i termini per la rendita vitalizia: come lavoratori e datori possono riscattare i contributi mancanti per la pensione.
Fonte immagine: ANSA
Sebbene per molti l’idea di una tutela previdenziale resti un traguardo scontato, la recente evoluzione normativa e giurisprudenziale ha cessato un’onda d’urto notevole nel panorama della previdenza italiana. Non di rado, infatti, ci si imbatte in contributi mancanti che potrebbero risalire a svariati anni addietro, soprattutto in contesti di lavoro in nero o in situazioni contrattuali poco trasparenti.
La novità sta nel fatto che, oggi, queste lacune possono essere sanate con maggiore flessibilità rispetto al passato, grazie a un impianto legislativo che guarda più da vicino la condizione del lavoratore e i suoi diritti pensionistici. Ecco come questa prospettiva futura si innesta in un quadro che finalmente tratteggia un recupero più agevole e incisivo.
Contributi mancanti: la nuova interpretazione della Cassazione
La Cassazione ha emesso una sentenza dirompente, la numero 22802 del 7 agosto 2025, che ha ridefinito i termini di prescrizione decennale per la richiesta della rendita vitalizia. In base a questo provvedimento, il computo decorre non più dal momento in cui la violazione previdenziale si è consumata, ma da quando il lavoratore ne è venuto effettivamente a conoscenza.
Questa orientamento fa il paio con un cambiamento di prospettiva a dir poco rivoluzionario: si garantisce una tutela più solida a chi, soltanto a distanza di anni, scopre di aver subito un danno, soprattutto in merito ai contributi mancanti, elementi cruciali per chiunque desideri una pensione dignitosa.
L’impatto della legge 203 2024
L’entrata in vigore della legge 203 2024 ha poi completato il quadro, consentendo ai lavoratori di regolarizzare autonomamente contributi mancanti senza limiti temporali. Questo significa che, anche in presenza di un rapporto dilatato nel tempo o di un datore inadempiente, si può procedere attivando la INPS per la costituzione della rendita. Un passo importante riguarda la facoltà, ormai imprescrittibile, di attivare la copertura assicurativa in proprio, così da non perdere nemmeno un giorno di anzianità contributiva.
Oltre a ciò, la procedura prevede la presentazione di documenti idonei a comprovare il periodo lavorativo e l’assenza di versamenti, con la verifica successiva delle cifre dovute in base ai parametri stabiliti dal D.lgs. 184/1997.
Verso una maggiore tutela previdenziale
La costruzione di una rendita vitalizia non è mai stata così accessibile: da una parte, il datore di lavoro può ancora regolarizzare la propria posizione entro dieci anni tramite riserva matematica; dall’altra, il lavoratore può intervenire in caso di inerzia, o persino a proprio onere, per sanare situazioni di contributi mancanti.
La possibilità di presentare domanda online, oppure tramite contact center o patronato, facilita ulteriormente l’operazione. In tal modo, i cittadini che hanno subìto irregolarità o ritardi nella contribuzione possono garantirsi una copertura previdenziale adeguata, scongiurando il rischio di perdere preziosi anni di maturazione pensionistica.
Questa sinergia tra pronunce giudiziarie e intervento legislativo rivela come le istituzioni abbiano finalmente messo al centro l’interesse del lavoratore, tracciando la strada verso un futuro più sicuro per tutti.
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