Dehors prorogati fino al 2027: nuove regole per bar e ristoranti
Il governo proroga al 2027 le norme semplificate sui dehors. Opportunità per la ristorazione, rischi di disparità per alcune attività e autonomia ai Comuni.
Fonte immagine: Finanza.com
Le dehors, un elemento sempre più familiare nelle città italiane, continuano a rinnovarsi grazie alle norme semplificate introdotte per sostenere l’occupazione suolo pubblico dopo l’emergenza sanitaria. Tali misure, ora prorogate fino al 30 giugno 2027, favoriscono un immediato utilizzo degli spazi esterni, regalando un’atmosfera conviviale e accessibile agli avventori.
Nel complesso, si tratta di decisioni politiche di grande rilevanza, poiché consentono di ampliare la clientela senza dover intraprendere iter burocratici particolarmente complessi o onerosi, contribuendo così a rilanciare l’economia urbana con maggiore slancio.
Prospettive per il settore
Nel mondo della ristorazione, questa opportunità si traduce in un vantaggio significativo: i gestori possono investire con maggiore sicurezza in strutture all’aperto e pianificare strategie di lungo termine. Il governo, inoltre, si è riservato tempo fino al 31 dicembre 2026 per rivedere l’intero impianto normativo, mirato a ridurre i passaggi di approvazione delle Sovrintendenze e a rafforzare l’autonomia dei comuni.
In aree vicine a monumenti nazionali o a luoghi di grande interesse storico, si prevedono regole più severe, al fine di tutelare la bellezza del patrimonio culturale. Al di fuori di questi siti sensibili, invece, i singoli enti locali avranno maggior facoltà decisionale, con l’obiettivo di armonizzare sicurezza, decoro e sviluppo economico dei territori.
Impatto sulle attività commerciali
Quando si tratta di esercizi come gelaterie o fiorai, la nuova impostazione potrebbe però penalizzare chi non rientra formalmente nella categoria dei pubblici esercizi. In tal caso, tali negozi si ritroverebbero a dover rispettare le regole in vigore prima della pandemia, che risultano meno flessibili e richiedono procedure più lunghe.
Da un lato, c’è la volontà di garantire una gestione sostenibile del territorio e di tutelare le specificità delle varie tipologie di attività; dall’altro, si rischia di generare una disparità di opportunità se non verranno chiariti in modo tempestivo i confini tra le diverse realtà commerciali.
Verso una riforma completa
L’orizzonte di una legislazione definitiva si intreccia con il rischio di frammentazione normativa, soprattutto se le amministrazioni locali adotteranno soluzioni divergenti. Una regolamentazione unitaria, che includa linee guida chiare e procedure omogenee, potrebbe invece favorire la coesione e limitare gli squilibri tra diverse zone del Paese.
Il mercato ne guadagnerebbe in trasparenza e i gestori sarebbero più incentivati a investire su strutture in grado di offrire protezione dal sole o dalla pioggia, senza rinunciare alla piacevolezza di una sosta all’aperto. In definitiva, la partita si gioca tra la necessità di salvaguardare il decoro urbano e la sfida di sostenere l’economia, combinando efficienza normativa e attenzione alla qualità degli spazi.
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