Pignoramento del conto corrente: cosa cambia dopo la sentenza della Cassazione
La Cassazione amplia il pignoramento esattoriale: anche gli accrediti successivi alla notifica vengono bloccati fino a 60 giorni.
La recente sentenza della Cassazione ha ribaltato le prospettive legate al pignoramento esattoriale sui conti italiani, introducendo un meccanismo che permette l’immediato blocco di ogni nuova entrata. Fino a non molto tempo fa, la procedura si concentrava principalmente sulle somme presenti al momento della notifica. Ora, invece, qualunque importo arrivato sul conto corrente, persino a saldo zero o in rosso, viene istantaneamente congelato e destinato alla copertura del debito fiscale. Questa manovra legislativa, pur garantendo maggiore incisività nell’azione di recupero crediti, ha inevitabilmente acceso il dibattito pubblico sulla tutela del patrimonio e sulla necessità di un maggiore monitoraggio delle proprie posizioni aperte con l’erario.
Un blocco su ogni entrata
Tra gli aspetti più discussi di questa nuova disciplina spiccano gli accrediti, la cui futura disponibilità risulta seriamente compromessa per sessanta giorni. Questo arco temporale, definito spatium deliberandi, coinvolge completamente gli istituti di credito, obbligati a trasferire ogni somma ricevuta all’organo incaricato al recupero tributario. Si pensi, ad esempio, a uno stipendio appena versato o a un rimborso di qualsiasi genere: tutto confluisce immediatamente nel blocco, spesso senza che il contribuente abbia la possibilità di operare sul proprio saldo. In casi di emergenza, ciò può generare notevoli disagi, mettendo in seria difficoltà chi necessita di fondi liquidi per spese correnti e altre obbligazioni non differibili.
La via della rateizzazione
Nonostante il quadro stringente, rimane aperta la strada della rateizzazione, che prevede versamenti minimi di importi contenuti, spesso stabiliti attorno a cinquantina di euro per ciascuna rata. Tale soluzione, per quanto impegnativa, consente di spezzare l’ammontare complessivo in rate mensili più gestibili, offrendo un margine di respiro al contribuente. È importante ricordare che, dal punto di vista procedurale, l’istanza di pagamento dilazionato comporta un impegno a rispettare in modo puntuale i termini stabiliti. In mancanza di regolarità, il blocco sugli accrediti potrebbe tornare a colpire con rinnovato vigore, esponendo il contribuente a ulteriori sanzioni e complicazioni.
Il ruolo dell’agente della riscossione
L’esecuzione forzata e l’incameramento diretto delle somme derivano dal più ampio mandato conferito all’agente della riscossione, principale ente preposto al recupero dei crediti di natura tributaria. Tale soggetto, forte della recente giurisprudenza, agisce in modo incisivo per tutelare l’interesse pubblico e assicurare che le somme dovute allo Stato siano corrisposte nei tempi più rapidi possibili. Per i cittadini, però, l’applicazione di queste misure costituisce un campanello d’allarme, richiedendo un controllo frequente della posizione debitoria e una maggiore consapevolezza dei possibili blocchi sul conto. Salvaguardare i propri flussi di cassa diventa, dunque, un compito prioritario, affinché i mezzi di sostentamento o i risparmi non vengano sottratti senza preavviso, lasciando il contribuente di fronte a un ingente vuoto finanziario.
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