Fisco Tasse e imposte Divieto di compensazione crediti d’imposta: allarme ANC per imprese e professionisti

Divieto di compensazione crediti d’imposta: allarme ANC per imprese e professionisti

La manovra 2026 vieta la compensazione dei crediti d’imposta agevolativi con i contributi. ANC teme effetti negativi su imprese, innovazione e liquidità.

7 Novembre 2025 15:22

L’annuncio del divieto compensazione a partire dal 2026 ha suscitato un moto di sorpresa e preoccupazione tra imprese e professionisti. L’ipotesi che i crediti d’imposta agevolativi non possano più essere compensati nei modelli F24, se non per le imposte ordinarie, mette in tensione tutto il comparto produttivo, che vede in questi strumenti una leva cruciale per preservare la propria liquidità e sostenere nuovi progetti di sviluppo. Da tempo, infatti, i cosiddetti bonus fiscali sono considerati un tassello fondamentale della strategia d’innovazione su cui aziende e studi professionali fanno affidamento per non perdere competitività a livello internazionale.

I timori e gli obiettivi della manovra

Nel dibattito sulla manovra 2026, il legislatore sostiene che occorra un controllo più penetrante per arginare possibili abusi, favorendo la tracciabilità delle operazioni e la certezza del gettito. In questa visione, la severità delle misure è ritenuta necessaria per assicurare un quadro stabile, non limitandosi più alle sole verifiche postume. Tuttavia, l’applicazione di un vincolo tanto rigido rischia di trasformarsi in un ostacolo per iniziative chiave come Industria 4.0 e Transizione 5.0, concepite proprio per riorientare il sistema produttivo verso tecnologie e modelli di business più avanzati. Molti operatori, confrontandosi con i nuovi scenari, temono che l’impennata dei contributi da versare in forma cash finisca per inibire la pianificazione strategica a lungo raggio.

I commercialisti, con in testa l’associazione ANC, evidenziano come la compensazione non debba essere intesa quale concessione straordinaria, bensì come normale meccanismo di ottimizzazione finanziaria a disposizione di chi rispetta correttamente le regole. Il blocco indiscriminato colpirebbe soprattutto le realtà che finora hanno beneficiato di incentivi fondamentali per sostenere la Ricerca e Sviluppo, generando innovazione e creando occupazione qualificata. Nel quadro attuale, appare essenziale evitare che la stretta finisca per penalizzare indiscriminatamente tanto i grandi player quanto le piccole e medie imprese, favorendo un clima di incertezza che potrebbe rallentare la crescita.

Proposte e prospettive future

Dall’analisi condivisa tra imprese e professionisti emergono idee per un approccio più equilibrato: verifiche più tempestive e mirate, sanzioni efficaci per i trasgressori e percorsi agevolati per i contribuenti affidabili. In tal modo, il sistema di compensazione potrebbe essere ricalibrato senza generare effetti collaterali dannosi sull’economia reale. Se l’intento è rafforzare la fiducia reciproca, occorre rendere più agili le procedure e premiare i comportamenti virtuosi, garantendo margini di respiro per chi investe. Non resta che attendere gli esiti del dibattito parlamentare, nella speranza che la manovra 2026 venga ridefinita in modo capace di equilibrare l’interesse pubblico con le effettive esigenze di un tessuto produttivo in costante evoluzione.

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