Fisco Tasse e imposte Dazi sui farmaci: perché il conflitto Usa-Ue può colpire i pazienti

Dazi sui farmaci: perché il conflitto Usa-Ue può colpire i pazienti

Gli USA impongono dazi sui farmaci importati dall’Europa. Differenze di prezzo, strategie industriali e impatto sui pazienti in una nuova guerra commerciale.

15 Settembre 2025 15:00

Le recenti tensioni commerciali hanno riacceso i riflettori sul settore dei farmaci e sulle imposte doganali, innescando quella che molti osservatori descrivono come una nuova “guerra dei dazi”. Al centro di questa contesa si trovano le relazioni tra Stati Uniti e Unione Europea, in una contrapposizione che minaccia di ridisegnare gli equilibri internazionali.

Le divergenze sui prezzi e sulle politiche di rimborso alimentano profondi contrasti, chiamando in causa aziende globali e autorità politiche pronte a proteggere i rispettivi mercati. Mentre il dialogo tra le due sponde dell’Atlantico si fa sempre più complesso, la dimensione di questa frattura lascia intravedere conseguenze che andranno ben oltre la semplice ridefinizione dei rapporti commerciali.

Un nuovo scenario di tensione

La questione dei prezzi dei farmaci rappresenta il nervo scoperto di una crisi che pare difficile da sanare. Un caso emblematico è quello di Keytruda, il noto immunoterapico oncologico, il cui costo negli Stati Uniti può superare i 190.000 dollari annui, mentre in Europa si aggira sugli 80.000-90.000 euro. Altrettanto clamoroso è l’esempio dell’uso dell’insulina, venduta a cifre sensibilmente più alte sul mercato americano.

A incidere su questo divario sono i diversi modelli di rimborso, chiaramente più vantaggiosi quando intervengono i Sistemi Sanitari Nazionali. Infatti, in molti Paesi europei si negozia collettivamente, riducendo i margini di profitto per le multiplayers farmaceutiche ma garantendo un maggiore accesso alle cure.

Regolamentazione e interessi contrapposti

Nell’universo statunitense, la mediazione è spesso affidata ai PBM, soggetti incaricati di negoziare con i produttori ma anche noti per costruire strategie che talvolta finiscono con l’incrementare i prezzi finali. In questo scenario, l’adozione dell’Inflation Reduction Act è stata accolta come un significativo passo avanti, offrendo alle istituzioni pubbliche un potere di contrattazione più incisivo, seppur limitato.

Il braccio di ferro si estende anche ai dispositivi medici, particolarmente appetibili per l’ampio mercato ospedaliero americano, dove i margini di utile rimangono tradizionalmente alti. Le differenze regolatorie e le recenti politiche doganali rendono questo settore vulnerabile a scossoni di grande portata.

Conseguenze economiche e prospettive future

L’imposizione unilaterale di nuove tariffe potrebbe generare un costo compreso tra miliardi di dollari per l’industria e per le istituzioni sanitarie, costringendo le aziende a rivedere strategie e pianificazioni. È prevedibile che le fasce più deboli della popolazione possano essere penalizzate, rischiando di vedere ridotta la disponibilità di cure o affrontare spese impreviste.

Gli analisti sottolineano come questo scenario non sia destinato a risolversi rapidamente, ma anzi potrebbe innescare ritorsioni incrociate. In definitiva, la fragilità del dialogo e l’acuirsi delle distanze sembrano plasmare uno scenario in cui legislatori, industrie e cittadini dovranno prepararsi a continui mutamenti: un quadro nel quale il ruolo delle istituzioni sovranazionali, insieme a nuove forme di cooperazione, diventerà cruciale per evitare che il tema dei costi sanitari si trasformi in una vera e propria frattura globale.

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