Dentista all’estero? Risparmi, ma rischi di perdere la detrazione
Due emendamenti al Decreto Legge 84/2025 potrebbero escludere le spese odontoiatriche estere dalle detrazioni fiscali. Impatti su contribuenti e settore.
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In un clima di rinnovate discussioni politiche e di strette sempre più marcate, i pazienti italiani guardano con attenzione alle condizioni che regolano le spese odontoiatriche sostenute presso cliniche estere.
Negli ultimi anni, infatti, optare per strutture fuori dai confini nazionali è diventato frequente, spinti dal richiamo di prezzi più vantaggiosi e servizi rapidi. Tuttavia, la possibilità di ottenere agevolazioni fiscali è al centro di un dibattito che potrebbe segnare un netto cambio di rotta, con conseguenze significative per chi desidera risparmiare su visite e cure dentistiche. Questo scenario lascia intravedere un futuro in cui i pazienti dovranno valutare con maggiore cautela il luogo in cui sottoporsi a trattamenti.
Nuovi scenari normativi
Al centro delle nuove disposizioni si colloca il decreto fiscale 2025, in fase di valutazione presso le sedi parlamentari, che prevede revisioni sostanziali sull’accesso alle detrazioni fiscali. Tra i punti più dibattuti spicca la possibile esclusione dai benefici per le terapie svolte al di fuori dell’Unione Europea e dello Spazio Economico Europeo, con l’intento di arginare il fenomeno del turismo odontoiatrico.
Fino a oggi, i contribuenti potevano richiedere uno sgravio del 19% su ogni prestazione sanitaria, senza distinzione di provenienza geografica del professionista o del paziente: una prassi che, se le proposte dovessero passare, verrebbe significativamente ridimensionata.
Tutela della qualità e delle responsabilità
Come evidenziano alcuni operatori del settore, la scelta di affidarsi a cliniche estere può esporre i pazienti a standard qualitativi non sempre paragonabili a quelli italiani, alimentando preoccupazioni in merito alla concorrenza sleale. Inoltre, la distanza geografica aumenta il rischio di ritardi o difficoltà nella gestione di eventuali complicazioni post-operatorie.
Proprio in quest’ottica, queste proposte di legge intendono favorire un maggiore controllo sul livello di sicurezza offerto all’interno del territorio nazionale, evitando che procedure complesse o urgenti vengano affrontate in strutture prive di una rete solida di assistenza. Ogni valutazione dovrà quindi tenere conto di sicurezza, qualità ed effettivo risparmio.
Un futuro ancora incerto
Al momento, il Parlamento non si è ancora espresso in via definitiva sull’approvazione di queste misure, lasciando cittadini e professionisti in un limbo caratterizzato da ipotesi e previsioni. Se le normative venissero confermate, chi sceglie di ricevere cure fuori dall’Italia potrebbe trovarsi a fronteggiare costi significativi, privi di ogni ammortizzazione fiscale. Il risultato, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe un incentivo a rivolgersi esclusivamente al mercato interno, con possibili ripercussioni sull’offerta sanitaria globale. In ogni caso, resterà fondamentale valutare attentamente ogni opzione terapeutica e considerare i possibili impatti economici prima di intraprendere qualsiasi percorso di assistenza medica oltre confine.
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