Finanza Notizie Italia Tra gioielli e preziosi italiani hanno tesoretto 2.000 euro a casa. Una dote da sfruttare per prestiti in pegno

Tra gioielli e preziosi italiani hanno tesoretto 2.000 euro a casa. Una dote da sfruttare per prestiti in pegno

18 Ottobre 2019 12:00

Ogni italiano possiede un tesoretto fatto di gioielli e beni preziosi che ha un valore stimato di 2.000 euro. Ed è probabile che molti italiani abbiano questi tesori in casa senza neanche saperlo: si tratta di gioielli ricevuti in regalo, acquistati,  ottenuti in eredità, magari finiti in un cassetto e/o dimenticati in soffitta.

Di questo tesoretto, fornendo alcuni dati, parla una ricerca condotta da Doxa per Affide, società leader in Europa e in Italia per il credito su stima, nata nel 2018 con il nome di Custodia Valore dalla cessione del ramo pegni di Unicredit al Dorotheum.

La ricerca ha fatto un’indagine prendendo un campione di 1.300 italiani con età superiore ai 18 anni e analizzando il loro rapporto con i beni preziosi e, anche, la loro conoscenza dei servizi di credito su pegno.

Dalla ricerca è emerso che ogni italiano possiede in media 7 oggetti di valore tra gioielli e beni preziosi per un totale di circa 64 grammi di oro e un valore stimato di duemila euro (2.064,00 euro).

Questi gioielli vengono spesso snobbati, tanto che il 37% utilizza meno di cinque preziosi almeno una volta l’anno e 8 su 10 non saprebbero stimarne il valore.

Per questo Affide sottolinea come sia importante che il valore di questo tesoretto venga stimato da esperti e che agli oggetti, specie quelli senza un valore affettivo particolare, sia attribuita una funzione economica che possa consentire di realizzare spese inattese, rette scolastiche o più ludiche come ristrutturazioni casa o viaggi.

Viene spiegato, infatti che, nel credito su pegno, l’oggetto rimane di proprietà del cliente e può essere riscattato in qualsiasi momento. L’oggetto ha così un ruolo di valore ‘circolare’, dimostrato dal fatto che il 95% dei beni torna nelle mani dei proprietari. ll prestito su pegno non richiede, ricorda la società, garanzie ulteriori rispetto al bene (buste paga, malleve, 740 etc..) come nel caso di prestiti personali o cessioni quinto ma è regolato da leggi prudenziali e dalla Banca d’Italia.

L’entità del prestito, il cui tasso Tan è oltre il 9% (il Tag è diversi punti sopra) non può eccedere l’80 per cento del valore del bene e in caso di insolvenza dopo un lasso di tempo (dai 3 ai 12 mesi) questo viene messo all’asta pubblica. Un eventuale maggior ricavo va al cliente una volta pagato il credito del finanziatore.

Dalla ricerca Doxa, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa AdnKronos, emerge anche che la stragrande maggioranza degli italiani, il 64%, utilizzerebbe questo tesoretto fatto di gioielli e beni preziosi per affrontare spese inattese o impreviste, per pagare rette scolastiche o universitarie per sé stessi o per i propri figli (28%), per esaudire un desiderio (23%), per ristrutturare o pagare l’anticipo di una casa (17%), per dare il via ad una nuova attività o lavoro (15%) o per fare un viaggio (12%)

Il credito su stima è la formula ideale di prestito per gli ottimisti, perché permette di accedere a un credito in tempi rapidissimi, senza fornire ulteriori garanzie se non il bene stesso, con modalità di restituzione del capitale prestato certe e garantite – sostiene Andreas Wedenig, Direttore Generale di Affide -è anche per questo che 124.000 persone ogni anno si affidano a questa secolare forma di finanziamento, riuscendo nel 95% dei casi a riscattare i beni impegnati”.