Finanza Notizie Italia Italia entra in recessione tecnica, Di Maio punta il dito contro governi precedenti. Alert UNC su manovra bis

Italia entra in recessione tecnica, Di Maio punta il dito contro governi precedenti. Alert UNC su manovra bis

31 Gennaio 2019 12:44

Messaggi confusi dal governo M5S-Lega sulla recessione in cui l’Italia è caduta negli ultimi due trimestri del 2018. Recessione paventata ieri anche dal premier Giuseppe Conte che, evidentemente, ha fatto i conti con la realtà, sconfessando quell’ottimismo da boom economico di cui aveva parlato il vicepremier e leader 5 Stelle Luigi Di Maio.

Il presidente del Consiglio aveva seguito comunque la linea del governo: quella di non assumersi la responsabilità della contrazione che, per l’appunto, aveva precisato, non dipende da noi, confidando in tempi migliori.

La verità sulle condizioni economiche in cui versa l’Italia è, alla fine, arrivata, con l’Istat che ha snocciolato i dati. Nel quarto trimestre del 2018 il PIl si è contratto dello 0,2% su base trimestrale.

Confermata la recessione tecnica, ovvero quella che implica due trimestri consecutivi di contrazione del Pil: nel terzo trimestre dell’anno, il prodotto interno lordo era sceso infatti dello 0,1%.

Nei giorni precedenti, proprio il rischio di recessione tecnica era stato paventato da Fmi e Bankitalia: entrambe le istituzioni erano state tuttavie criticate, soprattutto la prima, che aveva individuato nell’Italia anche un rischio globale.

Il ministro agli Affari europei Paolo Savona si era scagliato, in particolare, contro Palazzo Koch parlando di stima inaccettabile, riferendosi alla decisione della Banca d’Italia di rivedere al ribasso le proiezioni sul Pil di quest’anno dal +1% a +0,6%.

Ma i dati parlano chiaro e il quadro è tale che è difficile non ricordare quanto detto dal premier Conte nei giorni in cui era a Davos, in occasione del World Economic Forum.

In quell’occasione, il presidente del Consiglio si era detto fiducioso perfino in una crescita del Pil dell’1,5%: lo stesso tasso di crescita che inizialmente l’esecutivo giallo-verde aveva iscritto alla nota di Aggiornamento al Def e su cui aveva basato la prima impostazione della manovra, poi riadattata alle richieste di Bruxelles con una stima sul Pil per il 2019 rivista al ribasso a +1%.

Il dato sul Pil del 2018 conferma il rallentamento dell’economia a un tasso dell’1% rispetto al +1,7% del 2017.

Immediato il coro di critiche sotto forma di comunicati e tweet da parte degli esponenti dell’opposizione.

L’ex premier Matteo Renzi ha parlato del rischio di andare a sbattere, mentre l’altro ex premier Paolo Gentiloni ha accusato il governo di tenere un atteggiamento  assurdo e pericoloso.

Ma per il vicepremier Luigi Di Maio che, dopo la pubblicazione dei dati sul Pil ha tenuto una conferenza stampa, la colpa di questa recessione è, tanto per cambiare, proprio dei governi precedenti. Il ministro non ha esitato a dire che “I dati Istat testimoniamo una cosa fondamentale. Chi stava al Governo ci ha mentito. Non ci ha portato fuori dalla crisi”.

In ogni caso, ha continuato il leader del M5S, “non credo ci sarà bisogno di correggere le stime, nonostante siamo in una congiuntura economica difficile”.

Di Maio ha anche lanciato un messaggio implicito all’altro vicepremier, leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini, laddove ha affermato che la priorità per l’Italia non è l’immigrazione, ma sono il reddito di cittadinanza e quota 100.

Inoltre, nel mettere in evidenza le scelte del governo, ha sottolineato che i dati sul lavoro “ci dicono che siamo ai minimi nella disoccupazione dai tempi pre-crisi. Sono dati non solo incoraggianti, ma che testimoniano che quelle dette sul decreto dignità erano balle. Non abbiamo perso posti di lavoro, anzi in alcune regioni come il Veneto raddoppiano i contratti a tempo indeterminato”.

Un alert manovra correttiva, a dispetto della fiducia di nuovo sbandierata da Di Maio, è arrivato intanto dall’UNC, ovvero dall’Unione nazionale dei consumatori:

Così Massimiliano Dona, presidente dell’associazione:

“Anche se ieri sia Conte che Tria hanno cercato di minimizzare l’effetto sui conti pubblici, è evidente che, anche se la colpa del risultato fosse della Cina e della Germania, come sostenuto dal Premier, le stime vanno comunque rifatte. Anche prendendo per buono l’impatto sul Pil dovuto alle misure contenute nella Legge di Bilancio, pari a 0,4 punti percentuali, è chiaro che, partendo da un dato inferiore per il 2018, il risultato cambia anche per il 2019. Forse le stime di crescita del Fmi e di Bankitalia, per entrambi +0,6%, sono pessimistiche, ma certo a fine anno il Pil non potrà salire dell’1 per cento”.

Dona ha continuato, agitando lo spettro di una manovra bis:

“Di conseguenza vanno rivisti i rapporti tra deficit e Pil e tra debito e Pil che, alla luce dei dati di oggi, risultano sballati. Prima il Governo corregge il tiro, quindi, meglio è, altrimenti a fine anno la stangata sarà maggiore”.

Il Codacons, dal canto suo, ha parlato in una nota di un calo del Pil “peggiore delle aspettative, che getta ombre inquietanti sul futuro dell’economia italiana”. 

Così il presidente Carlo Rienzi:

“Non possiamo non esprimere preoccupazione di fronte all’ingresso dell’Italia nella recessione tecnica, una situazione che avrà conseguenze dirette per consumatori e imprese. Il calo del Pil è peggiore delle previsioni ed il peggior risultato degli ultimi 5 anni, e deve portare il Governo a correre ai ripari per evitare ripercussioni su industria e imprese. Il rischio concreto, tuttavia, è che scattino le clausole di salvaguardia con il conseguente incremento delle aliquote Iva nel 2020, una circostanza che determinerebbe il colpo di grazia per consumi e commercio, e un danno immenso per le famiglie”.