Notiziario Notizie Italia Euro guadagna consensi ma non in Italia: nel 2019 è cresciuta l’armata degli euroscettici

Euro guadagna consensi ma non in Italia: nel 2019 è cresciuta l’armata degli euroscettici

2 Dicembre 2019 11:54

Il sostegno all’Unione economica e monetaria e all’euro testa un nuovo record in Eurozona, salendo quest’anno al 76%, in rialzo di ben 9 punti percentuali dalla primavera del 2014. E’ quanto emerge dal sondaggio Eurobarometro stilato dalla Commissione europea. La percentuale dei favorevoli all’euro nell’Unione europea è rimasta invece stabile al 62%.

Quest’ultimo sondaggio, si legge nel sito della Commissione, è stato condotto dopo le elezioni europee, tra il 7 giugno e il 1° luglio del 2019 in tutti i 28 paesi Ue e in cinque paesi candidati a entrare nel blocco.

Tra i punti di rilievo c’è proprio il sostegno record che i cittadini danno all’euro. Sostegno record che trova la sua eccezione, tuttavia, in alcuni paesi, come in Italia. Qui, la percentuale di chi crede che la moneta unica abbia apportato benefici all’economia italiana è scesa infatti del 2% rispetto al 2018, al 55%, come a Cipro, e al secondo tasso più basso dopo quello assoluto della Lituania, dove la percentuale è pari al 49%, a fronte del 65% dell’Eurozona.

Sempre in Italia c’è poi una bella fetta del 36% che crede che l’euro sia una cosa negativa: gli anti-euro, o euroscettici come li si vuole chiamare, sono saliti di ben il 6%. Gli italiani sono anche i meno convinti che l’euro sia positivo per l’ Ue, con il 69% che risponde positivamente e il 21% negativamente.

I più innamorati dell’euro si confermano gli irlandesi (88%), i lussemburghesi (81%) e i finlandesi (79%). Cresciuto il sostegno, nel 2019, anche in alcuni paesi: la popolarità dell’euro è aumentata, di fatto, dell’ 8% a Cipro (55%), del 6% in Grecia (66%), del 4% in Portogallo (68%) e del 2% in Spagna (64%).

A livelli record anche la fiducia nell’Unione europea, che viaggia al record dal 2014 rimanendo superiore alla fiducia che gli stessi cittadini hanno verso i rispettivi governi o parlamenti nazionali.

La fiducia verso l’Ue, si legge nel rapporto, è alta soprattutto in Lituania (72%), Danimarca (68%), ed Estonia (60%).

Più della metà degli interpellati ha ammesso di “essere portata a dare fiducia all’Ue nei seguenti casi: Lussemburgo (59%), Finlandia (58%), Portogallo (57%), Malta e Svezia (entrambi al 56%), Bulgaria e Ungheria (entrambe al 55%), Irlanda, Polonia, Olanda e Cipro (tutti al 54%), Romania e Austria (entrambe al 52%) , Lettonia e Belgio (entrambe al 51%)”.

NON SOLO FIDUCIA IN EURO E UE, EUROPEI SEMPRE PIU’ ATTENTI AL CLIMA

Dal sondaggio sono emerse anche altre questioni al di là dell’euro e dell’Ue. Tra le tante, si apprende che l’attenzione ai cambiamenti climatici è salita per esempio al secondo posto nella lista delle preoccupazioni più martellanti in Ue, dopo la questione dell’immigrazione.

Il 49% ha inoltre una opinione positiva sulle condizioni in cui versa l’economia del proprio paese, a fronte del 47% che ha invece una opinione negativa.

L’opinione sull’andamento dell’economia è alta soprattutto in alcuni casi, come quelli del Lussemburgo (94%), Danimarca (91%) e Olanda (90%). Le percentuali più basse caratterizzano invece la Grecia (solo il 7% definisce ‘positive’ le condizioni in cui versa l’economia ellenica), la Croazia e la Bulgaria (entrambe al 20%), l’Italia (22%), la Spagna (26%) e la Francia (29%).

Al top delle preoccupazioni degli europei, sempre secondo il sondaggio Eurobarometro, c’è l’immigrazione (citata come il problema più urgente da affrontare dal 34% degli interpellati, una percentuale comunque in forte ribasso, pari a -6 punti percentuali, rispetto all’autunno del 2018).

I cambiamenti climatici, che erano al quinto posto in classifica nell’autunno del 2018, ora si confermano la seconda preoccupazione principale per i cittadini dell’Eurozona; seguono le condizioni dell’economia (18%), lo stato in cui versano i conti pubblici dei rispettivi paesi (18%, in calo di 1 punto percentuale rispetto al sondaggio dell’autunno del 2018); il terrorismo (18%, in calo di -2 punti), l’ambiente, che si conferma principale fonte di preoccupazione per il 13% degli interpellati, in crescita di ben quattro punti percentuali.

La disoccupazione rimane invece la preoccupazione principale a livello nazionale (21%, -2 punti percentuali), insieme all’aumento dei prezzi/inflazione/costo della vita (21%, dato invariato) e il welfare e la sanità (21%, +1 punto). Seguono, sempre a livello nazionale, l’ambiente, il clima, le questioni energetiche (20%, + 6 punti).

Per la prima volta dalla primavera del 2014 l’immigrazione scende dalle tre principali preoccupazioni avvertite a livello nazionale (solo il 17% la ritiene principale fonte di preoccupazione, -4 punti percentuali rispetto all’autunno del 2018 e -19 punti rispetto all’autunno del 2015). La situazione economica è al sesto posto nella classifica delle preoccupazioni a livello nazionale. (16%, +1).