Coronavirus in Italia: a rischio 8 miliardi di Pil e 30mila attività. Confesercenti, danni incalcolabili

L’impatto del coronavirus sull’economia italiana si fa più grave, con l’emergenza sanitaria che si prolunga. Se la fase acuta dell’allarme da contagio dovesse durare fino ad aprile, sarebbero a rischio 6,5 miliardi di consumi, interni e turistici, e 8 miliardi di Pil nel semestre. A stimarlo è Confesercenti, rivedendo le stime iniziali dell’associazione rilasciate il 25 febbraio, basate su un’ipotesi di un’emergenza più breve di quanto sia ora lecito supporre.
“Con i nuovi provvedimenti anche l’emergenza per l’economia ha cambiato passo e i danni per le imprese rischiano di essere incalcolabili”, ha commentato Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti. Le province isolate hanno un altissimo tasso di micro, piccole e medie imprese: decine di migliaia di attività del turismo, ma anche di negozi, bar, ristoranti e non solo, che sono o stanno per entrare in crisi.
Se, come sembra, l’allarme coronavirus dovesse protrarsi con l’attuale intensità fino al prossimo mese, ad aggravarsi sarebbe infatti anche l’impatto sui consumi turistici (-5 miliardi) e interni (-1,5 miliardi). La flessione, insieme al calo degli investimenti, porterebbe alla perdita di 8 miliardi di euro di Pil (-0,3%) e alla possibile chiusura di 30mila imprese. A essere coinvolti in diverso grado dalla frenata, settori che raccolgono circa un milione di attività: oltre al turismo, commercio, pubblici esercizi, servizi e trasporti. Stimiamo 2 miliardi di euro in meno di consumi per le imprese ricettive e 1,3 miliardi in meno per bar e ristoranti, mentre per agenzie di viaggio e tour operator la perdita è di 342 milioni. Per i negozi il calo è di 748 milioni di euro, 586 per i trasporti. L’impatto è concentrato principalmente nelle regioni del nord e nelle città d’interesse turistico.
“Dal punto di vista economico, tutta l’Italia sta diventando una zona gialla, rossa nelle città d’arte – prosegue De Luise – Contenere i contagi è prioritario e gli imprenditori sono in prima fila per dare il proprio contributo, consapevoli della situazione straordinaria”. Secondo l’associazione i 7,5 miliardi di euro in arrivo dal governo rappresentano una risposta importante, ma potrebbero rilevarsi insufficienti se il trend dovesse continuare a lungo.
“La priorità – continua De Luise – è agire sul fronte bancario, sospendendo le rate dei finanziamenti e agevolando il credito. Ma serve anche uno stop adeguato al fisco e l’estensione degli ammortizzatori sociali a micro imprese e autonomi. Poi, visto che siamo di fatto isolati dal mondo, il rilancio della domanda turistica interna”.