Finanza Dati Macroeconomici Settore manifatturiero KO in Europa, Germania rischia recessione. Niente sbarra la strada a Draghi Whatever It Takes

Settore manifatturiero KO in Europa, Germania rischia recessione. Niente sbarra la strada a Draghi Whatever It Takes

24 Luglio 2019 12:34

Il motore dell’economia tedesca si sta inceppando sempre di più. Alla vigilia della riunione del Consiglio direttivo della Bce, mentre si scommette su un nuovo annuncio in stile Whatever It Takes di Mario Draghi – che potrebbe/dovrebbe lasciar presagire il lancio di un nuovo Quantitative easing a partire dal mese di settembre – arriva la doccia fredda dal fronte macroeconomico della Germania.

La società IHS Markit rende noto che, nel mese di luglio, l’indice Pmi manifatturiero tedesco è crollato a 43,1 punti, dai 45 di giugno, allontanandosi ancora di più dalla fase di espansione e sprofondando ulteriormente nella fase di contrazione.

E’ bene ricordare che la soglia dei 50 punti rappresenta la linea di demarcazione tra fase di contrazione (valori al di sotto) e fase di espansione (valori al di sopra). Per l’indice Pmi tedesco, è la performance peggiore in sette anni, fattore che alimenta il timore che la prima economia dell’Europa scivoli in recessione.

Il forte calo si spiega soprattutto con il tonfo più forte nel corso dell’ultimo decennio, dunque dai tempi della crisi finanziaria globale, degli ordini per le esportazioni. E basta questa parola, esportazioni, per far capire come la Germania sia vittima della guerra commerciale globale lanciata dall’America First di Donald Trump. 

Il Guardian riporta il commento di Phil Smith, economista di IHS Markit, la società che ha stilato, per l’appunto, l’indice.

“Le condizioni di salute del settore manifatturiero tedesco sono andate di male in peggio a luglio, stando ai dati preliminari Pmi, facendo aumentare il rischio che l’economia più grande dell’area euro entri in una recessione tecnica. La performance riportata dai produttori di beni tedeschi, a luglio, è la peggiore mai segnalata dal sondaggio in sette anni, con una rinnovata debolezza che deriva principalmente dalla flessione accelerata degli ordini, la più significativa in più di un decennio”.

Ma la crisi tedesca non è certo una mosca bianca se si considera che l’indice Pmi Composite dell’Eurozona intera, stilato sempre da IHS Markit, è sceso a 51,5 punti dai 52,2 punti di giugno, facendo peggio delle attese e avvicinandosi pericolosamente alla soglia dei 50 punti.

Scomponendo il dato Composite, il Pmi dei servizi dell’area euro è sceso dai 53,6 punti di giugno a 53,3 punti, in linea con le attese, mentre l’indice Pmi manifatturiero si è confermato in fase di contrazione per il sesto mese consecutivo, scivolando al ritmo più veloce dal 2012, ovvero in sette anni. 

Il dato è sceso a 46,4 punti dai 47,6 punti di giugno. Gli analisti di Reuters avevano previsto un trend invariato. 

In un contesto del genere, la Bce ha tutti i motivi per sfoderare dal suo arsenale le munizioni più forti che ha a disposizione, come fa notare anche Bert Colijin, analista di ING:

“Nel complesso, gli indici PMI presentano un quadro dell’economia che sta flirtando più con i rischi al ribasso che con la prospettiva di una ripresa veloce. L’arrivo di più stimoli da parte della Bce sembra affare fatto, ma un interrogativo interessante rimane il timing. La Bce deve decidere se agire già da domani o a settembre. In ogni caso questi dati hanno dato alle colombe del Consiglio direttivo ancora più munizioni”.

Concorda Jack Allen-Reynolds, economista senior europeo presso Capital Economics: I dati “porteranno (la Bce) a ribadire il desiderio di lanciare una politica più accomodante e noi crediamo che la Bce inizierà a cambiare la sua forward guidance sui tassi di interesse e sul QE a partire da domani. Gli indici Pmi tedeschi segnalano che l’economia è rimasta ancora debole all’inizio del terzo trimestre, a seguito di quella che probabilmente è stata una stagnazione o una lieve contrazione nel secondo trimestre”.

E un sondaggio di Reuters indica che cinque (un numero ancora basso) su 67 economisti intervistati ritengono che la Bce taglierà il tasso sui depositi nella giornata di domani. Intanto l’euro è sceso al minimo in due mesi nei confronti del dollaro, scontando la carrellata di dati negativi.