Italia tra deficit e NATO: i conti pubblici sotto pressione
Deficit al 7,4% del PIL e pressioni NATO: la Corte dei Conti analizza le difficoltà dell'Italia nel bilanciare spese militari e stabilità economica.
Nel labirinto delle finanze pubbliche italiane, la recente relazione della Corte dei Conti si trasforma in una sorta di sveglia rumorosa per il governo: l’Italia si trova stretta in una morsa fatta di deficit pubblico alle stelle, le spese per la difesa in costante crescita e il pungolo delle regole europee sempre più pressante.
Non è certo una novità che il Belpaese sia chiamato a destreggiarsi tra i numeri rossi e gli impegni internazionali, ma mai come ora la coperta sembra troppo corta da ogni lato la si tiri.
La morsa del deficit e le richieste NATO
Il quadro tracciato dalla magistratura contabile lascia poco spazio all’ottimismo: il deficit pubblico si attesta su un preoccupante 7,4%, ben oltre il tetto del 3% imposto dall’Unione Europea. Eppure, nonostante i conti in affanno, le pressioni della NATO si fanno sentire con insistenza: portare le spese per la difesa al fatidico 2% del PIL è ormai diventato un mantra ripetuto a ogni vertice internazionale.
Il Ministro Giorgetti ha provato a giocare la carta dell’inclusione di Carabinieri, Guardia Costiera e Guardia di Finanza nel computo delle spese, ma la questione resta tutt’altro che chiusa. L’Alleanza Atlantica, infatti, accetta queste voci solo se rispondono a criteri di addestramento ed equipaggiamento militare ben precisi, lasciando il nostro Paese in una posizione a dir poco scomoda.
Scelte obbligate e rischi per la stabilità
L’aumento delle spese difesa, stimato in circa 10 miliardi di euro, rischia di diventare una vera e propria zavorra per i già fragili equilibri di bilancio. La Corte dei Conti non usa mezzi termini: il governo è di fronte a un bivio, costretto a scegliere se onorare gli impegni con la NATO – rischiando però di compromettere ulteriormente la stabilità economica interna – oppure ridimensionare le proprie ambizioni sul piano militare.
Una decisione tutt’altro che semplice, soprattutto in un contesto internazionale in cui le tensioni e i conflitti sembrano moltiplicarsi come funghi dopo la pioggia.
Equilibrio precario tra credibilità e sostenibilità
In definitiva, la relazione della Corte dei Conti mette nero su bianco quello che molti temevano: trovare un equilibrio tra la credibilità internazionale e la sostenibilità economica interna è oggi una delle sfide più ardue per il governo italiano. Ogni euro speso in più per la difesa pesa come un macigno su un PIL che fatica a crescere e su un deficit pubblico che sembra ormai fuori controllo.
Il rischio concreto è quello di dover sacrificare, da una parte o dall’altra, un pezzo importante della propria identità: quella di partner affidabile in seno alla NATO o quella di Paese attento alla solidità dei propri conti. E, come spesso accade, la coperta rischia di non bastare mai per tutti.
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