Finanza Personale Prezzi record per le ciliegie: perché costano così tanto?

Prezzi record per le ciliegie: perché costano così tanto?

La crisi delle ciliegie in Puglia nel 2025: rese produttive basse, prezzi elevati e necessità di innovazione per salvare il settore.

30 Maggio 2025 13:30

Non è certo una primavera come le altre quella che si sta vivendo quest’anno tra i filari di ciliegie in Puglia. Nel cuore di una delle regioni simbolo dell’agricoltura italiana, la stagione 2025 si è rivelata un vero e proprio spartiacque, segnando il passo di una crisi produzione che ha pochi precedenti nella memoria recente degli operatori del settore.

Gli agricoltori, con lo sguardo rivolto verso i cieli inclementi, si sono ritrovati ad affrontare una situazione che ha il sapore amaro delle sfide epocali: gelate improvvise, piogge torrenziali proprio nel momento più delicato della fioritura e venti impietosi che hanno sferzato le piante, lasciando dietro di sé raccolti ridotti all’osso e conti che non tornano più.

Un kg di ciliegie costa quanto l’oro

La Puglia, che da sola vale quasi un terzo della produzione nazionale di ciliegie, si ritrova così ad essere protagonista, suo malgrado, di una crisi che rischia di cambiare il volto di un comparto storico. Non è un caso se proprio tra le province di Bari e Bat si concentra oltre il 30% dei frutti che finiscono sulle tavole italiane, con più di 16mila ettari dedicati. Ma quest’anno, le cifre parlano chiaro: in alcune zone, le rese sono scese sotto i 5 quintali per ettaro, un dato che rende la raccolta quasi un esercizio di resistenza più che una vera opportunità economica. Un crollo che si traduce in una valanga di problemi a catena, dai prezzi schizzati alle stelle fino alla sopravvivenza stessa delle aziende agricole.

E proprio sui prezzi si gioca una delle partite più delicate di questa stagione. Nei mercati milanesi, si sono toccate punte di 20 euro al chilo, mentre la media oscilla tra i 10 e i 15 euro, numeri che fotografano una situazione fuori dall’ordinario. Chi sperava di portare a casa un cestino di ciliegie per celebrare l’arrivo dell’estate, si è trovato davanti a cifre da capogiro, mentre i produttori, schiacciati dai costi di produzione e da una resa sempre più esigua, fanno i conti con margini ormai ridotti al lumicino. Un paradosso che mette tutti spalle al muro: chi coltiva rischia di non coprire neppure le spese, chi compra si trova a dover scegliere se rinunciare a un frutto simbolo della stagione o stringere i denti davanti a prezzi che non si vedevano da anni.

Ciliegie in Puglia a rischio sparizione: come salveremo questa tradizione?

Ma la crisi della produzione delle ciliegie in Puglia non è solo una questione di numeri e di bilanci. È anche una storia di tradizioni, di territori che si stringono attorno ai loro simboli e che cercano di non arrendersi. Emblematica, in questo senso, la presentazione al Senato della Sagra della Ciliegia di Turi e Conversano, un appuntamento che resiste anche nei momenti più difficili e che testimonia quanto questa coltivazione sia radicata nel tessuto culturale ed economico della regione. Un modo per dire che, nonostante tutto, la Puglia non intende mollare la presa, nemmeno davanti alle tempeste più dure.

Tuttavia, la tempesta che si è abbattuta quest’anno impone una riflessione profonda su quello che sarà il futuro del comparto. Come sottolinea Massimiliano Del Core, presidente di Confagricoltura Bari-Bat, non si può più rimandare un cambiamento strutturale: la frammentazione delle aziende, spesso con dimensioni inferiori ai 2 ettari, è diventata una zavorra che impedisce di affrontare con efficacia le sfide di un mercato sempre più competitivo e imprevedibile. Serve, e serve subito, puntare sull’aggregazione e sugli investimenti in innovazione, sia nella scelta delle varietà che nei nuovi impianti.

Ciliegie Ferrovia in crisi: è finita l’epoca d’oro della regina dei frutti?

E qui entra in gioco la regina indiscussa delle campagne pugliesi, la ciliegia Ferrovia. Simbolo di un territorio e di una tradizione che non vuole arrendersi, questa varietà storica si trova oggi davanti a un bivio: restare sola o aprirsi alla compagnia di nuove cultivar, capaci di garantire quella diversificazione produttiva e quella sostenibilità economica che il mercato ormai richiede a gran voce. Non basta più affidarsi solo al nome e alla qualità, occorre guardare avanti, investire in ricerca, sperimentare, innovare senza perdere di vista le radici profonde che legano la Ferrovia alla storia della Puglia.

Ma tutto questo, è chiaro, non può avvenire senza un adeguato sostegno finanziario. Gli operatori del settore chiedono a gran voce un incremento delle risorse, sia attraverso i contratti di filiera nazionali che con bandi regionali ad hoc, strumenti che oggi vengono considerati insufficienti rispetto alle reali necessità di chi lavora ogni giorno nei campi. Senza un intervento deciso, il rischio è quello di vedere scomparire una delle eccellenze dell’agricoltura italiana, lasciando un vuoto difficile da colmare non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo sociale e culturale.

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