Finanza Personale Pagamenti digitali Truffa SPID: rubati 400.000 euro dal Bonus Cultura

Truffa SPID: rubati 400.000 euro dal Bonus Cultura

Scoperta una frode che sfrutta il sistema SPID per sottrarre il Bonus Cultura. Danni per 400.000 euro, falle nei controlli e necessità di riforme.

13 Giugno 2025 09:30

Un nuovo, inquietante capitolo nella storia delle frodi digitali scuote il nostro Paese: una truffa con lo SPID ben orchestrata ha permesso a una rete di criminali di mettere le mani su centinaia di migliaia di euro, sfruttando le falle di un sistema che avrebbe dovuto garantire sicurezza e trasparenza.

Sotto la lente d’ingrandimento, ancora una volta, il Bonus Cultura destinato ai giovani diciottenni, diventato il bersaglio perfetto per chi, con astuzia e pochi scrupoli, ha saputo approfittare delle debolezze della burocrazia digitale italiana.

La genesi della frode: identità digitali sotto attacco

Dietro questa sofisticata operazione criminale si cela un meccanismo tanto semplice quanto efficace: l’acquisizione, spesso con l’inganno, dei dati personali di giovani beneficiari, a partire dal codice fiscale.

Fingendosi dipendenti comunali o sfruttando altri stratagemmi, i truffatori sono riusciti a richiedere una nuova identità digitale presso enti certificatori poco scrupolosi. L’assenza di controlli rigorosi nella fase di verifica ha aperto la strada alla duplicazione dei profili SPID, consentendo l’accesso non autorizzato alla piattaforma 18App.

Da qui, il passo successivo è stato quello di dirottare i 500 euro previsti dal bonus verso negozi compiacenti o, peggio, completamente fittizi, facendo evaporare in pochi click le speranze di tanti giovani onesti.

Le falle del sistema e la risposta delle autorità

Il bilancio dell’operazione è pesante: oltre 620 casi accertati, più di 70 denunce formali e un danno superiore a 400.000 euro. L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine ha permesso di bloccare circa 160.000 euro su un conto bancario triestino, ma il totale delle somme già sottratte si aggira sui 300.000 euro.

Questo episodio mette a nudo le debolezze strutturali del sistema di identificazione digitale nazionale, soprattutto nella fase di verifica dell’identità, vero tallone d’Achille che ha permesso la proliferazione di profili duplicati. La facilità con cui è stata perpetrata questa frode impone una riflessione profonda sulla necessità di rafforzare i meccanismi di controllo e prevenzione.

Confconsumatori e il futuro della sicurezza digitale

In questo scenario, il ruolo delle associazioni a tutela dei consumatori diventa cruciale. Confconsumatori ha subito attivato un canale dedicato per le circa 140 vittime che si sono rivolte all’associazione, chiedendo a gran voce interventi legislativi urgenti. L’obiettivo è chiaro: innalzare il livello di sicurezza e garantire che episodi come questo non si ripetano.

Solo attraverso un rafforzamento dei controlli e una maggiore attenzione nella gestione delle identità digitali sarà possibile restituire fiducia ai cittadini e tutelare i diritti di chi, ogni giorno, si affida ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione.

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