Nike aumenta i prezzi: è l’effetto dei dazi di Trump
Nike alza i prezzi per compensare i dazi USA. Dettagli su calzature, abbigliamento e impatto finanziario in un mercato globale sfidante.
Il 2025 si preannuncia come un anno di cambiamenti importanti per il settore dell’abbigliamento sportivo, con Nike pronta a muovere una pedina decisiva sulla scacchiera del mercato globale. Dal 1° giugno, infatti, il colosso di Beaverton ha annunciato un significativo aumento dei prezzi che coinvolgerà una vasta gamma di prodotti, in particolare le calzature premium.
Una decisione che non arriva certo come un fulmine a ciel sereno, ma che si inserisce nel solco delle recenti tariffe USA sulle importazioni dall’Asia, una misura che ha messo sotto pressione non solo Nike, ma l’intero comparto.
Aumenti Nike nel 2025: rincari fino a 10$ sulle calzature premium
Nel dettaglio, l’adeguamento dei listini vedrà rincari fino a 10 dollari sulle scarpe con prezzo superiore ai 100 dollari, mentre per abbigliamento e attrezzature l’incremento oscillerà tra i 2 e i 10 dollari. Una strategia mirata, che cerca di preservare l’appeal dei prodotti più iconici, come le leggendarie Air Force 1, e di tutelare le fasce di prezzo più basse, così come la linea Jordan e gli articoli destinati ai più piccoli. Una mossa, questa, che dimostra come l’azienda sia ben consapevole della necessità di mantenere saldo il legame con la propria base di consumatori storici, senza però rinunciare a recuperare margini laddove il mercato lo consente.
La decisione di Nike si inserisce in un contesto economico tutt’altro che favorevole. Gli ultimi dati finanziari parlano chiaro: nel terzo trimestre fiscale 2025, i ricavi sono scesi del 9%, fermandosi a 11,3 miliardi di dollari. Un calo che pesa come un macigno sui conti del gruppo, già alle prese con una contrazione del margine lordo di ben 330 punti base, ora attestato al 41,5%. Ancora più significativo il crollo dell’utile netto, che ha subito una flessione del 32%, mentre gli utili per azione si sono ridotti del 30%, attestandosi a 0,54 dollari. Dati che evidenziano, senza possibilità di fraintendimenti, una crescente pressione sui costi e una erosione dei margini di profitto che rischia di minare la competitività anche dei player più solidi.
Nike alza i prezzi per fronteggiare il calo degli utili: cosa aspettarsi
Ma Nike non è certo sola in questa battaglia contro le tariffe USA e l’aumento dei costi. Anche altri big del settore, come Adidas, Walmart e Ford, hanno adottato strategie simili, rivedendo al rialzo i propri listini per compensare l’impatto delle nuove misure protezionistiche. Basti pensare che Adidas ha già comunicato aumenti su modelli cult come Gazelle e Samba, confermando come il fenomeno sia tutt’altro che isolato. In questo scenario, il mercato globale dell’abbigliamento sportivo si trova a fare i conti con una nuova normalità, dove le dinamiche dei prezzi vengono sempre più spesso dettate da fattori geopolitici piuttosto che da logiche puramente commerciali.
Non è ancora chiaro se questi rincari varcheranno anche i confini europei, ma una cosa è certa: l’effetto domino delle tariffe USA si fa sentire ben oltre l’Atlantico, con ripercussioni che potrebbero coinvolgere l’intero sistema dei consumi. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Asia stanno ridisegnando il panorama dei prezzi, obbligando aziende e consumatori a ripensare abitudini e strategie di acquisto. E in questo scenario, la capacità di Nike di mantenere il giusto equilibrio tra redditività e competitività diventa un fattore cruciale per la tenuta del brand.
Nike rialza i listini: Air Force 1 escluse, ma lo sportwear costa di più
Per gli investitori, il punto di domanda più grande riguarda proprio la reazione dei consumatori di fronte a questi nuovi prezzi. Saranno disposti a spendere di più per assicurarsi le calzature e l’abbigliamento firmati dallo swoosh, oppure cercheranno alternative più accessibili? E come influirà tutto ciò sulla posizione di Nike all’interno di un mercato globale sempre più affollato e competitivo?
Se da un lato l’esclusione delle Air Force 1 e della linea Jordan dagli aumenti rappresenta un segnale di attenzione verso i segmenti più affezionati della clientela, dall’altro la portata delle nuove politiche tariffarie impone una riflessione profonda sul futuro del settore. L’azienda dovrà essere abile a comunicare il valore aggiunto dei propri prodotti, puntando sulla qualità, sull’innovazione e sulla forza del brand per giustificare i nuovi prezzi. Solo così potrà continuare a dettare le regole del gioco, anche in un contesto caratterizzato da incertezza e volatilità.
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