Finanza Personale L’Europa si piega agli USA: questo accordo sui dazi fa storcere il naso

L’Europa si piega agli USA: questo accordo sui dazi fa storcere il naso

L’accordo Ue-Usa ridisegna dazi e digitale: ecco chi vince, chi perde e perché l’Italia rischia 22,6 miliardi.

29 Luglio 2025 11:00

Le recenti trattative hanno inaugurato un accordo storico che promette di ridisegnare gli equilibri commerciali tra la Unione Europea e gli Stati Uniti. Al centro dell’intesa spicca l’adozione di una tariffa unificata del 15% su diverse categorie di beni, sollevando ampie discussioni sulla natura dei dazi transatlantici.

Parallelamente, le autorità hanno concordato il blocco della discussa web tax, un segnale che, se da un lato tutela le grandi piattaforme digitali, dall’altro solleva interrogativi sulla futura sovranità fiscale degli Stati membri. Con questa mossa, Bruxelles punta a salvaguardare una porzione rilevante del proprio export, pur sacrificando alcune posizioni di forza nei negoziati in corso.

Impatto sui settori chiave

Secondo le prime valutazioni, il comparto automotive risulterà tra i più colpiti dal nuovo attacco alla competitività europea. La riduzione delle tariffe automobilistiche dal 27,5% al 15% sembra offrire un sollievo parziale, ma i costruttori lamentano forti incertezze su possibili future revisioni delle regole. Sensibili rimangono le implicazioni per il settore di acciaio e alluminio, dove i dazi restano inchiodati a livelli elevati, generando forti perplessità soprattutto in Germania e Francia.

Nel frattempo, il presidente di Confindustria ha quantificato le perdite per le aziende italiane in 22,6 miliardi di euro, un monito che sottolinea quanto il mercato statunitense continui a rivestire un ruolo essenziale per la competitività del Vecchio Continente.

Reazioni finanziarie e svalutazione

Non meno rilevante è stata la svalutazione dell’euro, con la moneta unica scesa sotto quota 1,16 sul dollaro dopo l’annuncio dell’accordo. Le borse europee hanno reagito in modo nervoso, scontando i timori di una crescita più lenta delle esportazioni e la prospettiva di condizioni commerciali meno favorevoli.

Gli unici a festeggiare sembrano essere i colossi digitali americani, avvantaggiati dallo stop alla tassazione dedicata, mentre dalle piazze finanziarie del continente emergono segnali di prudenza, con investitori pronti a riorientare i propri portafogli in base alle prospettive di medio periodo. Neppure i settori più consolidati, come la meccanica e l’agroalimentare, sembrano esenti da possibili contrazioni in vista.

Prospettive future

Nell’immediato, la strategia europea appare tesa a preservare i rapporti con gli Stati Uniti, affrontando di petto un delicato equilibrio tra la necessità di mantenere aperti i flussi commerciali e la volontà di evitare ulteriori contraccolpi alla filiera industriale. Sul lungo periodo, l’attenzione si concentrerà sulla capacità dei singoli Paesi dell’Unione di rinegoziare condizioni più vantaggiose e recuperare eventuali vantaggi competitivi smarriti.

Nel frattempo, la diplomazia dovrà puntare a ridurre le inevitabili tensioni interne, mentre le aziende si ritroveranno a ripensare le proprie strategie di penetrazione in un mercato nordamericano che, ora più che mai, si conferma cruciale per gli equilibri globali.

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