Finanza Personale L’economia russa rallenta: rischio recessione nel 2025

L’economia russa rallenta: rischio recessione nel 2025

Nel 2025 l'economia russa rallenta: PIL in calo, inflazione persistente e sanzioni occidentali mettono a rischio la stabilità economica.

7 Luglio 2025 16:30

L’economia russa si trova a un bivio delicato, attraversando una fase di grande incertezza che mette in discussione la tenuta del sistema produttivo e la capacità del Paese di affrontare le sfide interne ed esterne.

Dopo anni di apparente solidità, i numeri raccontano una realtà ben diversa, fatta di rallentamenti, tensioni finanziarie e segnali che puntano verso una possibile recessione. L’aria che si respira a Mosca non è più quella della crescita impetuosa, ma piuttosto quella di un sistema che fatica a ritrovare il passo, stretto tra pressioni inflazionistiche e vincoli sempre più stringenti.

Una crescita che perde slancio

Il PIL russo ha subito una frenata significativa, passando da un robusto 3% a un modesto 0,8%, segno che il motore dell’economia ha perso la sua spinta. Le previsioni della Banca Centrale per il 2025 non lasciano spazio a facili ottimismi: si parla di una crescita che oscillerà tra lo 0,5% e l’1,5%, mentre per il 2026 si ipotizza un incremento appena superiore, tra l’1% e il 2%.

A pesare è anche il costo del denaro, con un tasso d’interesse al 20% che soffoca la propensione agli investimenti e rende difficile per le imprese programmare il futuro. La situazione si complica ulteriormente se si considera il forte aumento delle spese militari, cresciute del 67,5% rispetto al 2021, che drena risorse e limita le possibilità di intervento su altri fronti strategici.

L’inflazione non dà tregua

Il tema dell’inflazione resta al centro delle preoccupazioni. Il livello dei prezzi si mantiene stabilmente attorno al 10%, un dato che pesa sulle famiglie e sulle imprese, costrette a fare i conti con un potere d’acquisto eroso e margini sempre più risicati. Anche il recente taglio del tasso d’interesse dal 21% al 20% non è bastato a invertire la rotta: il costo del credito rimane elevato, frenando consumi e investimenti.

In questo contesto, settori chiave come trasporti, commercio all’ingrosso ed estrattivo registrano contrazioni preoccupanti, mentre la produzione industriale cresce di appena lo 0,2%. Perfino il mercato immobiliare mostra segnali di debolezza, con costruttori costretti a proporre sconti e facilitazioni per attrarre acquirenti, mentre i prezzi continuano a scendere.

Sanzioni e squilibri strutturali

Le sanzioni occidentali rappresentano un vero e proprio freno alla modernizzazione della economia russa. L’accesso limitato alle tecnologie avanzate impedisce il rinnovamento industriale proprio quando sarebbe più necessario. A questo si aggiunge la carenza di manodopera, che mette sotto pressione il sistema produttivo, ormai vicino ai limiti della capacità operativa. Sul fronte dei conti pubblici, il deficit di bilancio cresce a ritmo sostenuto: nei primi due mesi del 2025, le uscite hanno già superato le previsioni per l’intero anno, complice anche il calo delle entrate fiscali non legate al petrolio, come l’IVA. Il rublo, vero termometro della fiducia nel sistema, ha sfondato la soglia psicologica dei 100 per dollaro, segnalando una vulnerabilità crescente e una fiducia in calo. Tutti questi elementi concorrono a rendere il futuro economico della Russia quanto mai incerto e denso di incognite.

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