Finanza Personale Pagamenti digitali L’euro digitale prende forma: cosa prevede il piano della BCE

L’euro digitale prende forma: cosa prevede il piano della BCE

La BCE spinge per l’euro digitale: obiettivi strategici, privacy, costi e limiti. Ecco come cambierà il sistema dei pagamenti in Europa.

29 Ottobre 2025 10:00

La discussione intorno all’euro digitale si fa sempre più vivace nel panorama europeo, dove si intravede una possibile evoluzione dei tradizionali mezzi di scambio. Negli ultimi mesi, l’attenzione non si concentra soltanto sui futuri vantaggi tecnici, ma anche sulle potenziali implicazioni politiche e sociali. L’idea di introdurre una forma di contante elettronico tende a rassicurare chiunque cerchi metodi di pagamento più agili, pur mantenendo il fascino della riservatezza tipico di banconote e monete.

L’obiettivo comune è plasmare un sistema inclusivo, in cui il valore delle transazioni non si perda in complessi meccanismi internazionali, ma dia forma a un nuovo equilibrio finanziario. Tuttavia, la questione rimane aperta: come conciliare l’interesse per la trasparenza con la tutela della privacy e, al contempo, assicurare un solido impianto regolamentare?

Verso un nuovo orizzonte monetario

Dal vertice sulla modernizzazione dei pagamenti digitali, la prima preoccupazione della Banca Centrale Europea è stata garantire l’accesso a una forma di moneta elettronica sicura. L’obiettivo finale non è soppiantare il contante, ma affiancarlo con uno strumento innovativo, rafforzando l’autonomia strategica dell’Europa di fronte ai servizi di pagamento esteri.

In gioco c’è la sovranità monetaria dell’Unione, che non vuole dipendere da circuiti extraeuropei pronti a dominare il mercato dei trasferimenti di valore. L’iniziativa è sostenuta da un’infrastruttura capace di supportare migliaia di operazioni al secondo, offrendo transazioni anche in modalità offline per replicare l’esperienza del contante tradizionale e mantenere alto il livello di riservatezza.

Sicurezza e stabilità

Uno dei punti chiave, per garantire la stabilità finanziaria del sistema, è l’introduzione di una soglia massima di possesso, definita come limite di detenzione. Tradotta in cifre, la proposta oscilla tra i 500 e i 3.000 euro per persona, una misura necessaria per scongiurare pericolose “fughe di depositi” dalle banche tradizionali che, pronte a concedere credito attraverso i depositi dei clienti, temono una riduzione della loro base di raccolta.

Grazie a questo tetto, si punta a evitare squilibri nell’offerta di prestiti, soprattutto nelle fasi in cui la liquidità potrebbe essere convogliata verso alternative digitali non sempre regolate da un meccanismo di protezione del risparmio.

Dall’approvazione normativa all’implementazione

La strada verso la concreta adozione del nuovo strumento elettronico è già segnata: l’esito finale dipenderà dall’approvazione del quadro legislativo e dalla successiva fase preparatoria avviata nel novembre 2023. I costi di implementazione per le banche, stimati fra quattro e cinque miliardi di euro, risultano più contenuti del previsto grazie all’uso di strutture esistenti.

Il futuro dell’Unione potrebbe essere ridisegnato non solo dalla forma che assumeranno i pagamenti, ma dal modo in cui la comunità economica sceglierà di interagire con questa nuova moneta. Restano da definire dettagli operativi, piani di integrazione e iniziative di alfabetizzazione finanziaria, ma il percorso verso la diffusione dell’euro digitale sembra ormai inarrestabile, tracciando un solco interessante nel campo dell’innovazione monetaria europea.

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