Riciclo in bilico: perché il comparto plastica rischia il collasso in Italia
Assorimap denuncia la crisi del riciclo plastica in Italia e chiede un tavolo istituzionale permanente per salvare il settore e l'economia circolare.
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Tra le pieghe di un momento tanto delicato, si fa largo la consapevolezza che l’intero settore del crisi riciclo della plastica possa trovarsi a un bivio decisivo. Le voci che provengono dai riciclatori italiani raccontano di preoccupazioni crescenti e prospettive incerte, quasi sfuggenti come granuli di plastica che scivolano dalle mani.
Eppure, la determinazione a risalire la corrente è ancora viva: sebbene alcune aziende abbiano già alzato bandiera bianca, molte altre sperano in provvedimenti rapidi e mirati.
Un allarme dalle imprese
È stato Assorimap, con la sua lettera urgente indirizzata alle istituzioni, ad alzare l’asticella dell’attenzione verso la questione. La richiesta è chiara: un appello affinché i riflettori rimangano accesi su un comparto che, nonostante la crescita dei polimeri riciclati di oltre il 3%, continua a subire pressioni che ne frenano il potenziale.
La contraddizione è palese: mentre si produce di più, i ricavi complessivi ristagnano e le aziende si vedono costrette a ridurre gli investimenti. Questa bassa redditività, unita a ostacoli logistici e scarsa competitività, frena l’evoluzione di un’industria che nel resto d’Europa chiede e ottiene interventi specifici per sostenere i passaggi più delicati del riciclo.
L’impatto dei costi e delle materie prime
Uno dei macigni più gravosi sulle spalle della filiera risulta essere l’incidenza dei costi energetici, saliti a dismisura negli ultimi anni, rendendo spesso proibitive le operazioni di recupero e reimpiego della plastica post-consumo.
L’altro aspetto riguarda la stabilità delle materie prime seconde, che sembrano rimanere inchiodate ai prezzi di due anni fa: un segnale allarmante, specialmente se correlato al calo del fatturato generale. Le aziende del comparto patiscono dunque un doppio colpo, tra spese per l’energia in continua ascesa e ricavi che non compensano a sufficienza. In questo scenario, la competizione con i polimeri vergini asiatici a basso costo agisce come una morsa che stringe i margini di profitto delle realtà italiane.
L’urgenza di una politica di sostegno
Il richiamo a un’azione concreta trova spazio soprattutto nel sollecito rivolto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica affinché si istituisca un tavolo di confronto permanente, in grado di varare misure immediate e calibrate sulle criticità del settore. Senza scelte coraggiose e interventi decisi, si rischia di vanificare decenni di impegno verso l’adozione di pratiche sostenibili e la promozione dell’economia circolare.
Il tempo stringe: ogni ritardo può aumentare la distanza fra chi ancora crede nel futuro di questa filiera e chi ha già voltato pagina. In un mondo sempre più orientato alla riduzione degli sprechi e al recupero delle risorse, il riciclo meccanico delle plastiche non dovrebbe essere lasciato indietro, perché è una delle chiavi per coltivare prospettive di rilancio e speranza nel panorama industriale italiano.
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