Trump vuole conti semestrali: fine delle trimestrali per le aziende USA
Donald Trump rilancia il dibattito sull’abolizione delle trimestrali a Wall Street: tra visione di lungo termine, costi e timori per la trasparenza.
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Il dibattito che infiamma i mercati americani passa attraverso l’annuncio di Trump, pronto a rompere con la tradizionale logica di breve periodo e avviare una revisione radicale della rendicontazione finanziaria.
L’idea è di superare l’obbligo di report trimestrali imposto alle società quotate negli Stati Uniti, puntando invece su un calendario di conti semestrali. Con meno scadenze da rispettare, le aziende potrebbero concentrarsi su investimenti a lungo termine, anziché piegarsi alla costante pressione del mercato.
L’attuale norma, in vigore dal 1970, garantisce aggiornamenti frequenti, ma spesso scoraggia progetti innovativi che necessitano di tempo prima di offrire risultati tangibili.
Trump e le trimestrali: verso una nuova struttura di controllo
La proposta di Trump coinvolge direttamente la Securities and Exchange Commission, ente incaricato di sorvegliare la pubblicazione dei dati. Non a caso, il Long Term Stock Exchange mira a presentare una petizione formale per cambiare le regole, ricalibrando i meccanismi previsti dal Regolamento Emittenti.
L’obiettivo dei conti semestrali è alleggerire i vincoli stringenti, che spesso spingono i manager a prendere decisioni basate unicamente sulle performance trimestrali. Tra i sostenitori, si contano nomi di spicco come Jamie Dimon di JPMorgan Chase e il noto investitore Warren Buffett. Guardando all’Europa, è frequente che le imprese possano scegliere tempistiche più flessibili, favorendo una crescita orientata all’evoluzione di lungo periodo.
Quali rischi
La scelta di comunicare i conti semestralmente potrebbe, secondo gli analisti più cauti, influenzare la volatilità dei mercati, incrementando gli episodi di speculazione a scapito degli investitori ordinari.
Ridurre gli obblighi periodici, infatti, può diminuire la quantità di dettagli finanziari disponibili, aprendo potenzialmente la strada a movimenti rapidi di prezzo e dinamiche poco governabili. Eppure, con i giusti contrappesi normativi, un processo meno frenetico potrebbe rivelarsi più sostenibile, stimolando gli operatori a prendere in considerazione un orizzonte temporale più lungo e a investire in maniera più ponderata.
Ottenere un equilibrio tra efficienza e lungimiranza rimane cruciale: un cambiamento ben gestito è in grado di plasmare un mercato più resistente alle oscillazioni di breve periodo e, allo stesso tempo, capace di valorizzare le idee in grado di segnare il futuro.
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