Fisco Elettricità, Italia la più cara d’Europa: il peso del gas e le sfide del mercato

Elettricità, Italia la più cara d’Europa: il peso del gas e le sfide del mercato

Italia, prezzi elettricità più alti d'Europa nel 2025. Il ruolo del gas, il mercato marginale e le sfide tra rinnovabili e manipolazioni.

25 Agosto 2025 16:00

È un momento davvero delicato per il settore dell’elettricità in Italia: le ultime rilevazioni parlano di un costo che sfiora i 113,3 euro per MWh nel luglio 2025, un record mai visto nell’Unione Europea.

La situazione appare ancora più preoccupante se confrontata con altri Paesi: i nostri consumatori pagano circa 20 euro in più rispetto alla Francia e quasi 40 euro in più della Spagna, senza dimenticare la clamorosa sproporzione con la Svezia.

Questo quadro, che pesa sulle tasche di famiglie e imprese, mette in luce una serie di fragilità strutturali del sistema nazionale, oltre ad alcune dinamiche speculative che destano allarme.

Fattori alla base dell’impennata

L’Prezzo Unico Nazionale (spesso abbreviato come PUN) viene determinato in un mercato elettrico caratterizzato dal cosiddetto prezzo marginale: è la centrale più costosa a definire il costo finale, e in Italia si tratta quasi sempre di impianti alimentati a gas naturale.

Mentre la Germania si ferma al 15% di produzione da gas e la Francia addirittura al 3%, il tasso italiano raggiunge quasi il 45%. Questo squilibrio rende il nostro sistema estremamente vulnerabile alle oscillazioni delle materie prime, aggravate dal parziale ritorno delle forniture russe nel 2024.

Le ondate di calore estive, poi, hanno spinto la domanda alle stelle per la climatizzazione, riducendo al contempo la produzione idroelettrica ed eolica.

Conseguenze sul mercato e comportamenti anomali

Le bollette continuano a lievitare, e il fenomeno interessa anche il mercato libero dell’energia, dove si registra un aumento del 37% per i grandi consumatori e del 55% per le famiglie con consumi tra 1.000 e 2.500 kWh annui, più un’ulteriore tassazione del 10%.

La vigilanza dell’Arera ha messo in luce presunte manovre speculative di alcuni operatori, che riducono volontariamente la capacità disponibile, facendo crescere i prezzi di 4-7 euro/MWh nel 2023 e di 1 euro/MWh nel 2024. Questo meccanismo, basato sugli equilibri di offerta e domanda, provoca non solo costi più elevati ma anche un clima di sfiducia tra gli addetti ai lavori e i consumatori finali.

Prospettive e possibili soluzioni

La necessità di un’azione rapida è evidente. Occorre svecchiare le regole di formazione del PUN, riequilibrare il mix di fonti energetiche e puntare con decisione sulle energie rinnovabili. L’Italia ha già avviato un percorso di diversificazione geografica delle forniture di gas, ma servono investimenti più incisivi per garantire stabilità al sistema.

Al tempo stesso, riformare i meccanismi di mercato, incentivando le centrali più virtuose e scoraggiando comportamenti speculativi, potrebbe ridurre in modo efficace i costi per imprese e famiglie. Solo attraverso un piano strategico di lungo periodo, sostenuto da misure volte all’efficienza e all’innovazione, il Paese potrà sperare in una maggiore competitività economica e in un contesto energetico più equo e sostenibile.

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